Calciatore allenatore della U.S. San Salvo)
Alla fine se ne contarono 33.
33 furono infatti i gol che segnò Pasquale Spinelli nella
U.S. San Salvo, il calciatore che Angelo Benedicto
Sormani, brasiliano, ex compagno di squadra di Pelè nel
Santos e futuro centravanti del Milan e della nazionale
italiana, aveva definito "l'uomo più veloce del vento",
come scrive Michele Molino, quando nel '63 se lo ritrovò
suo compagno di squadra nel Mantova in serie A.
Aveva avuto compagni di squadra illustri Pasquale a
Mantova. Oltre ad Angelo Benedicto Sormani, suo grande
estimatore, aveva giocato insieme a calciatori del calibro
di Dino Zoff, di cui era stato compagno di stanza nei
ritiri e nelle trasferte, a Bruno Nicolè, futuro
centravanti della Juventus, a Gigi Simoni, a Gustavo
Giagnoni, altri nomi storici del calcio italiano, ed a
quel Karl Heinz Schnellinger, il biondo terzino tedesco,
che qualche anno dopo aver approdato anch'egli al Milan
insieme a Sormani, ci diede quel grande dispiacere ai
Mondiali del Messico del 1970, segnando il gol del
pareggio al 90° (1 a 1), costringendo la nazionale
italiana ai tempi supplementari in quella storica
semifinale tra Italia e Germania Ovest, fortunatamente
vinta poi dagli azzurri per 4 a 3.
Una formazione del Mantova
in serie A (Campionato 1963-1964)
Ora, che ci faceva qui, nel neonato stadio comunale di San
Salvo, un calciatore di siffatta levatura tecnica, in
grado di bucare le difese avversarie con il pallone che
partiva come una saetta, andandosi ad infilare nel sette,
non lasciando scampo al portiere avversario?
Come scritto nel capitolo precedente, era successo che
proprio quell'anno, a fine settembre '67, dopo la
costruzione dello stadio comunale, era stata costituita la
prima società sportiva calcistica sansalvese, di cui era
stato nominato Presidente il cav. Virgilio Cilli e
Presidente onorario il Sindaco Vitale Artese, affermato
uomo politico locale e regionale. La squadra, il 14
ottobre 1967, era stata affiliata alla FIGC, con il numero
di matricola 47000, e militava nel campionato di III
categoria della zona.
A campionato in corso, Vitale Artese, che voleva che la
sua squadra lo vincesse ad ogni costo, si rivolse a Guido
Angelini, Presidente del Chieti, iscritto al campionato
nazionale di serie C, affinchè gli desse una mano per
costruire a San Salvo una squadra forte.
Angelini, intimo amico di Artese, non ci pensò due volte e
gli consigliò di prendere una suo ex calciatore e capitano
del Chieti, non più giovanissimo, un'ala sinistra che era
stata ceduta proprio quell'anno al Toma Maglie in serie D
e che aveva saputo non si trovava molto a suo agio nella
città pugliese.
Quell'ala sinistra era Pasquale Spinelli (16/4/1938), da
Sant'Omero alla Vibrata (TE), che dopo un brutto
infortunio alla tibia ed al perone, rimediato quando era
calciatore proprio a Mantova, aveva subito, come si dice
in gergo calcistico, una parabola discendente, ed era
ritornato al Chieti, dove aveva già giocato nel campionato
di serie C del 1960/61, diventando l'idolo dei tifosi
chietini.
Pasquale
Spinelli, il quarto da sinistra, accosciato, con
la fascia del capitano dei neroverdi del Chieti.
Pasquale Spinelli, a sin.
capitano del Chieti, stringe la mano al capitano
della squadra avversaria, a centrocampo, prima
dell'inizio della partita.
Angelini si calò a tal
punto nella veste di consigliere di Artese che divenne
mecenate: stacco dal suo libretto di assegni la somma
di 500 mila lire e disse di andare a riscattare
Spinelli dal Maglie.
Con l'assegno in tasca, Virgilio Cilli, il Presidente,
Felice Tomeo, Segretario della società sportiva, Ennio Di
Pierro, consigliere e Vito Di Gregorio, nipote di
Virgilio, partirono da San Salvo e dopo una trattativa che
non si rivelò facile, portarono Spinelli a San Salvo.
Angelini aveva consigliato bene.
Spinelli era davvero un calciatore di un altro pianeta.
Era un giocatore che aveva calcato i campi di serie A e si
vedeva. Ormai sulla trentina, con i baffetti, non
altissimo di statura, con i muscoli robusti alle gambe,
era velocissimo. Durante gli allenamenti batteva tutti ai
100 metri.
Divenne calciatore allenatore.
Ciò che impressionava era la sua grande esperienza. Pur
essendo un attaccante naturale, si era trasformato per
l'occasione in centrocampista difensivo, illuminando il
gioco per poi all'improvviso far partire certe fiondate, a
volte da centrocampo, che partivano come missili,
gonfiando la rete.
Non lo vidi mai esultare. Dopo ogni gol, se ne tornava
camminando mogio mogio al centro del campo, con i suoi
baffetti e con il capo un po' reclino, serio, come se non
avesse fatto nulla di eclatante, ma solo il suo dovere.
D'altronde era una vita che faceva quel mestiere. Da
giovanissimo aveva debuttato nella Sant'Egidiese, per poi
passare all'Ascoli in serie C, prima del grande salto in
serie A.
Pasquale Spinelli, a
sinistra, con Dino Zoff, suo intimo amico, e Fernando
Sparvieri, prima della partita di calcio Pescara
Juventus (0 -2) del campionato di serie A (1979-80).
In quella squadra vi erano calciatori che dovrebbero
essere sempre ricordati e annoverati tra i più grandi del
calcio sansalvese.
Oltre a Michele Molino, uno dei più grandi talenti del
calcio sansalvese di sempre, che contende la palma d'oro
paesana al geom. Roberto Cilli, centrocampista, che a quei
tempi aveva già appeso le scarpe al chiodo, corre
l'obbligo di ricordare il capitano, Umberto Stella da
Fresagrandinaria, detto Pecos, attempato calciatore
d'esperienza che si diceva avesse militato per un periodo
nella Pro Vasto. Era un libero d'altri tempi. Famose erano
le sue rovesciate acrobatiche alla Pecos, simili a quelle
del centravanti juventino Carletto Parola (anni '40 -'50),
ed ancor di più le sue respinte al volo, un po' alla viva
il prete, come avrebbe detto Beppe Viola, valente
giornalista sportivo RAI, morto prematuramente. Pecos in
queste sue respinte era formidabile: quando il pallone
arrivava
adde e chiammue (alto ed a piombo) e
pericolosamente stava per ricadere nella zona di sua
competenza, lo colpiva secco al volo, rispendendolo
nell'area avversaria, facendogli lambire il cielo, tra gli
applausi dei tifosi. Mi disse un giorno, quando già aveva
appeso le scarpe al chiodo: "Io intanto il pallone lo
rimandavo nella loro area. Prima che ritornasse nella
nostra tempo ce ne voleva". Era dipendente SIV. Dopo aver
smesso di giocare al calcio, divenne paracadutista per
hobby. Un vero sportivo.
Altro bravissimo calciatore era Michele Ranalli, il futuro
geometra del Comune. Originario di Scerni e vissuto da
bambino a Cupello, da giovanissimo si era trasferito con
la famiglia
a la staziàune (in C.da Stazione),
dopo che suo padre Umberto, carabiniere in pensione, era
stato assunto come custode, giù alla I.CO.MI. Era un
terzino sinistro magro e roccioso, con il fisico alla
Tardelli. Durante la partita era impassibile, non
sorrideva mai e non concedeva nulla agli avversari.
Dov'era lui non si passava.
Vi erano poi quattro ragazzi palmolesi, che Elio Pagano di
Palmoli, cognato di Leone Balduzzi, aveva suggerito alla
dirigenza : erano i due fratelli Masciulli, rocciosi ed
insuperabili difensori, oltre a Contini, ala sinistra, e a
Maioli, terzino destro. Da Petacciato (CB) erano arrivati
tre ragazzi, portati a San Salvo da Gennarino Raspa, che
aveva preso moglie in quel paese. Erano i portieri
Perrotta e Di Lena, oltre al centrocampista Cappella.
Altri storici calciatori di quella squadra furono il
cupellese Lanfranco, forte centrocampista, il monterenese
D'Ascenzo, il vastese Amodio, funambolico attaccante già
della Pro Vasto e dulcis in fundo, oltre al già citato
Molino, i sansalvesi Gianni Mariotti, ex calciatorino in
erba della Velox, insuperabile mediano, e Luigi
Franceschini, potente attaccante, nato
addela' da
fijume (al di la del fiume Trigno) in C.da San Biase
di Montenero di Bisaccia, da padre di origini teramane (
chelle
de spiazzéne) e madre sansalvese (Domenica Taddeo),
che era cresciuto ed aveva studiato sin da bambino a San
Salvo, dove risiedevano i nonni materni.
Fu una cavalcata trionfale.
Il San Salvo vinse il suo primo campionato e la Coppa
Disciplina.
Naturalmente la stella più rifulgente fu lui, Pasquale
Spinelli, capocannoniere del torneo.
Alla fine se ne contarono 33.
Da sin. in piedi:
D'Ascenzo, in borghese, Spinelli, Perrotta, Masciulli
I, l' Avv. Mario Cirese, il dr. Vitaliano Ciocco,
medico sociale, il Cav.Virgilio Cilli, Presidente,
Pietro Marzocchetti, Maioli e Stella. Accosciati da
sin. Di Lena, portiere, Francesco lestingi,
massaggiatore, Lanfranco, Franceschini, Mariotti,
Cappella, Masciulli II (sdraiato) Lentini, Amodio.
Una rosa del Mantova calcio con Pasquale Spinelli.