Queste è lu paese de l’amore... diceva la
canzone “
Sopra na culline” scritta nel 1961
da Evaristo Sparvieri, mio padre, che aggiungeva "
tempe
passe, a qua ha' da 'rturna' ", forse ispirato
dalle storie d’amore dei suoi colleghi maestri
elementari e del suo amico Erpinio Labrozzi.
E come dargli torto.
Molti
frastire venivano a San Salvo, si
sposavano e ci restavano.
Solo qualcuno faceva il pendolare.
Uno di questi era Vito Bracciale, anch'egli
pugliese.
Vito
sposò Donna Giovanna Ciocco, l'unica figlia di
Do'
Vitaliane e di Donna Elvira Artese,sorella del
farmacista don Oreste, che negli anni '30 fu anche
Podestà. Vito, era laureato in giurisprudenza, ma da
quel che dicevano, l’avvocato pare non lo fece mai,
facendo la spola tra San Salvo e Roma, essendo
impiegato in un Ministero nella capitale.
La coppia ebbe un’unica figlia, Maria Pia, di
qualche annetto più grande di me (io sono del ’53),
la quale, dopo le superiori a Vasto e la morte del
nonno, si trasferì con la famiglia a Roma, liberando
finalmente Vito da quell'estenuante andirivieni.
Altro pendolare fu mio suocero Carmine Padula (1921
- 1995), nativo di Pescolanciano (IS) e agente di
pubblica sicurezza.
Quando si dice il fascino della divisa!
Era successo che il ministro socialdemocratico Mario
Tanassi, a cui faceva la scorta, venne a San Salvo
agli inizi degli anni '50 a casa del Sindaco e amico
di partito Domenico Cervone. Lì, tra un sorrisetto
ed un dolcetto, fece l'occhietto ad Angiolina, la
figlia del Sindaco, che poi sposò.
Insieme alla moglie ed alla loro piccola figlia
Vitalia, che poi diverrà mia moglie, fece quasi il
giro del mondo con la sua Topolino: Pescara - San
Salvo, Chieti - San Salvo, Vasto - San Salvo, sino a
quando gli convenne viaggiare in treno a causa di un
trasferimento inatteso a Foggia, che è una delle
pagine più tristi della vicenda politica degli anni
'50, mai raccontata da nessuno, ma da molti
conosciuta. Successe che essendo il genero del
Sindaco Cervone, qualcuno con "Q" o meglio "G"
maiuscola, non potendo "
vátte sacche ha vàttìute
saccatte" (non potendo battere il sacco si
mise a battere un sacchetto), scampando per poco il
trasferimento in Sardegna. La politica è stata
sempre una brutta bestia: anzi più è piccolo il
paese e più succedono cose purtroppo di questo
mondo.
Sposi: Angiolina
Cervone (classe 1930) e Padula Carmine (classe
1921) appena usciti dalla Chiesa di San
Giuseppe. L'autista, a sinistra, è Virgilio
Cilli, uno dei pochi patentati dell'epoca.
Quante storie!
Quanti ricordi!
Il treno dei ricordi è lungo, così come questo mio
racconto, ed avrebbe bisogno di decine di vagoni per
trasportare la storia di tutti
li frastire
che sono venuti a vivere a San Salvo nel corso del
primo sessantennio del '900.
In questo nostro viaggio antico siamo saliti sul
carretto di sor Arturo e sulla bicicletta di Angelo
Sterpetti, illuminando i ricordi con le lampadine di
Ferragonio; siamo volati a bordo dell’aereo di
Do’ Robberte Pascale, riatterrando per seguire
la via maestra; abbiamo ripercorso insieme la via di
Nonsaccio e saliti sulla carrozza di Gerardo
D'Alosio e sul camion di Michele Masciulli; abbiamo
mulinato la mente con Giovanni Bassi e Vincenzo
Larcinese; abbiamo fatto un giro sul cassone della
bicicletta a tre ruote di
Ninuccie lu panattire,
sulla Vespa a tre ruote di
Peppine, lu macillare
de Lentelle e
di Nine lu napuletane;
abbiamo bevuto l’esisir d’amore nella stessa coppa
in cui brindarono la signora Iole e l’indimenticato
Erpinio Labrozzi, siamo andati a Roma con il treno
viaggiando con Vito Bracciale e siamo saliti sulla
Topolino di Carmine Padula.
E’ giunto, il momento di scendere dal treno dei
ricordi, lo stesso treno a carbone, da cui è
disceso, tra il fumo della mia memoria,
Franghe
lu ‘nfurmire.
Un altro treno ci attende sul binario adiacente, un
treno carico di speranze, che partirà per un un
nuovo viaggio, nei sentieri della memoria, sino a
condurci nell'era industriale.
Prima di salirvi a bordo, e salutare i vecchi amici
forestieri del primo cinquantennio del '900, con i
quali è stato un piacere fare un viaggio a ritroso
nel tempo, devo però farvi una confidenza.
Pure sciàrime ere frastire (anche mio nonno
paterno era forestiero).
Si chiamava
Mastr’Antonie Sparvìri (Amerigo
Antonio Sparvieri), falegname carrettiere prima e
dopo la guerra. Aveva poco più di un mese, nel 1887,
quando attraversò l’oceano su un bastimento, in
grembo alla sua mamma, insieme a suo fratello Nicola
e la sorella Angiolina, per approdare in questo
lembo di terra d’Abruzzo dalla lontana Campinas in
Brasile, ove nacque (la sua famiglia paterna era
originaria di Mafalda). Sposò poi la sansalvese
Giuseppina Sabatini.
Amerigo Antonio
Sparvieri e Giuseppina Sabatini
Era forestiera anche la famiglia di Domenico
Cervone, che fu Sindaco di San Salvo dal 1948 al
1956, nonno materno di mia moglie, immigrata agli
inizi del secolo scorso da Serramonacesca, attuale
provincia di Pescara.
Domenico Cervone
e Carmela Castorio
Era frastire, di vicino Pescara, anche la famiglia
di
Mastre Pitre Marzocchetti (il cognome è
probabilmente una derivazione di Mazzocchetti,
diffuso nel pescarese) che fu Podestà negli anni '30
e che sposò Angiolina Sparvieri, sorella di mio
nonno, coppia prolifica da cui nacquero 11 figli di
cui
Pumpè (Pompeo), sposato con Olanda
Borzacchini, che nel dopoguerra aprirà il primo
cinema a San Salvo, era il primogenito.
Mastre PitrePietro
Marzocchetti con la moglie Angiolina Sparvieri
ed i primi due figli Giulietta sulla sedia e
Pompeo, il primo di 11 figli.
Anche Febo e Saverio Borzacchini, fratelli di
Olanda, che erano stati girovaghi con il loro famoso
circo omonimo, smisero di fare gli artisti per
sempre per fermarsi qui. Erano originari della
provincia di Viterbo.
Era frastire pure
Donna Emme,
la mammene
che m'arcodde (la levatrice che mi ha fatto
nascere). Si chiamava Emma Frasca ed era aquilana.
Venne per un parto nel 1915 e non partì mai più .
Donna Emma Frasca
e il marito Antonio Fabrizio, sansalvese. In
braccio a Donna Emma, la loro unica figlia
Lidia.
Veniva da Dogliola anche la famiglia del
portalettere Achille Pellicciotta, che recapitava
alle fidanzate ed alle famiglie le lettere dei
soldati in guerra, che non sapevano
né legge
e né screve (né leggere e né scrivere), ma
che erano scritte con la penna dell'amore intinta
nel calamaio del cuore.
Achille e Vitale
Pellicciotta.
Era frastire pure
Zi Peppe lu barbire,
che
me secave le cappelle canda ere piccirille.
(Era forestiero anche Giuseppe Bruno, il padre di
Giovanni del Bar Bruno, il barbiere che mi tagliava
i capelli quando ero un bambino). Era nato a
Roccaspinalveti.
Ma non erano i soli.
Proveniva da Monteodorisio la famiglia di
Mastr'Antonie
e
Mastre Rocche Castorio (fabbri),
imparentata con Carmela Castorio, nonna materna di
mia moglie.
Avevano discendenze in Vasto le famiglie dei miei
amici Fernando Malatesta e Michele Molino; sempre da
Vasto
li Biascille ( i Di Biase); da
Fresagrandinaria quella di altri miei cari amici
come
Ujerme Lunghe (Angelo Longhi), Tonino
Longhi e Fioravante D'Acciaro.
Erano originari di Pollutri i Mariotti, di Cupello
gli Antenucci, di Vasto, passando per Petacciato, i
Talucci, di Montazzoli i Checchia, di Pineto i
Pacchioli, di Lentella gli Angelozzi, di Atri i
Marchese, di Monteodorisio i Marchesani, di Torino
di Sangro i Maccarone, di Scerni gli Altieri, e poi
di Casoli... i Travaglini, i Rossetti, i Tomeo, gli
Onofrillo, i Marcello, i De Cinque.
Erano di San Buono i de Vito, di Fossalto (CB) i
Cirese, di Vasto Donna Rosa Argentieri, cognata di
Do’ Urueste Artese, il podestà. Erano di
Fresagrandinaria la signora Gilda Rocchio, madre
dell'On. Artese, di Agnone la famiglia Ciocco, che
nel periodo del fascio tremar il mondo fece, del
salernitano i Pagano, del Friuli i Balduzzi, a
quanto pare dalla Spagna i Granata
ed i monaci
circestensi dal... Regno delle due Sicilie.
Leggendo le pagine n.ri 140 e 141 del libro Storia
di San Salvo, scritto dal caro amico prof. Giovanni
Artese, storico vero, pare che solo poche fossero le
famiglie storiche sansalvesi veraci.
La facevano da “padrone” sino alla prma metà dell'
'800 gli Artese, i Fabrizio, i Cilli, i Monacelli,
gli Zuccorononno, i Napolitano, a cui apparteneva
anche mia madre Lidia.
Muahh...
E se saltasse fuori, all’improvviso, che anche loro,
qualche tempo prima degli altri, sono arrivati che
so...
da la Cifriconie?
Ma chi sarebbero allora i veri sansalvesi?
Quando ero bambino io, certe cose non le sapevo.
Per me erano tutti "
salvanése".
Fernando Sparvieri
22 aprile 2015