I forestieri a San Salvo
Da sor Arturo ai maestri di
scuola
San Salvo - panorama - primi
anni'50
Nell' immediato dopoguerra arrivò a San Salvo un pittore di
passaggio. Il suo nome era Arturo, così lo chiamavano i
sansalvesi.
Arturo, come tanti saltimbanchi e suonatori di pianini che
ogni tanto giravano per le vie del paese, arrivò a San Salvo a
piedi, trainando con sé un carretto con le ruote in legno, sul
quale era scritto PITTORE DI PASSAGGIO.
Sor Arturo, come iniziarono a chiamarlo più tardi
affettuosamente i sansalvesi, non andò più via dal nostro
paese, ove morì. Era originario dell’alta Italia, forse
veneziano, nonostante quel “sor” parrebbe identificarlo come
romano. A lui si devono molte decorazioni della Chiesa di San
Giuseppe e nei palazzi dei benestanti, le prime insegne dei
negozi e botteghe artigiane, dipinte con vernice sui muri,
oltre a lavoretti di tinteggiatura nelle case. Si racconta che
fosse amante del buon vino e spesso era solito dire, con il
suo accento veneto: “Son venuto qui per 7 giorni e son rimasto
qui 7 anni”. Dopo aver dormito le prime notti nella locale
sezione del P.C.I. in C.so Garibaldi (1), che lo accolse come
proletario, trascorse il resto dei suoi giorni in un angusto
magazzino annesso al laboratorio di falegnameria di Michele
Colecchia, in XIII Vico Garibaldi, che si prese umanamente
cura di lui. Morì cadendo da sopra un armadio, su cui si era
arrampicato, mentre stava a
sbianche' (a tinteggiare)
la casa di
Donn'Angele Cirascìlle (don Angelo Cirese,
l'esattore), dietro alla chiesa, probabilmente a causa di un
improvviso malore.
Ho voluto raccontarvi la storia di sor Arturo, il cui cognome
nonostante le mie numerose ricerche non mi è dato ancora di
sapere, perché per molti versi la sua vita è simile a quella
di tanti altri forestieri, venuti qui nel corso del ‘900, e
mai più andati via, come attratti da un fascino misterioso.
E' il caso, ad
esempio, di Angelo Sterpetti, da Cisterna (LT), il militare
benefattore infermiere dei tempi della malaria (anni '20 -
'30), che continuò, anche dopo la bonifica, ad assistere per
lunghi anni, come unico infermiere, la popolazione di San
Salvo, recandosi ogni giorno in bicicletta da
la Staziaune
(contrada Stazione), dove abitava, al paese. Lo ricordo
mentre pedalava con la sua bicicletta, con “d
u’ chiappétte”
(due mollette per panni) che gli stringevano i pantaloni alle
caviglie, per evitare che gli si sporcassero di grasso
andandogli a finire in mezzo alla catena. Celibe, visse sino a
tardissima età a San Salvo, insieme ad una sorella, nubile. I
due probabilmente avrebbero concluso i loro giorni qui se una
nipote non fosse venuta a prenderli, ormai anziani, per
portarli entrambi a Como.
Lo stesso
Farrahàune (Michelangelo Ferragonio), ad
esempio, che portò per primo la corrente elettrica a San
Salvo, sfruttando l’acqua del fiume Trigno, deviata verso il
mulino Pantanella, non era di San Salvo, ma pugliese. Si era
sposato a Vasto e poi si era trasferito a San Salvo, andando
ad abitare in 7° Vico Savoia.
Tanto per citarne qualcun'altro, se non altro per il suo
sorriso, mi ritorna in mente un certo
Massimine,
all'anagrafe Massimino Casimiro, un brav’uomo originario di
Casoli, che abitava precisamente in 1° Vico Fontana, vicino a
la case di
mast’Andonie lu giurnalàre (Antonio
Napolitano), il primo giornalaio sansalvese. Da quel che
ricordo,
Massimine,
che mastrejeve 'nghe 'na
trébbie e nu motóre (che lavorava con una trebbia ed un
trattore agricolo), era l'unico casolano ad essersi integrato
pienamente nella vita di paese, al contrario dei suoi
numerosissimi conterranei, che invece abitavano in colonie
sparse in campagna, in masserie nel circondario del centro
abitato (i primi casolani furono i fratelli Carmine e Antonio
Travaglini che si stabilirono nel 1912 in contrada Colle
Pagano).
Altro splendido personaggio che ricordo con stima ed affetto è
Do’ Robberte, all'anagrafe Roberto Pascale, originario
di Castelvenere (BN). Ex Ufficiale della Arenonautica della
Scuola di Volo di stanza all’aeroporto di Pescara, prigioniero
degli inglesi per lunghi 7 anni in Madagascar. Venuto a San
Salvo nel dopoguerra, come collocatore all'Ufficio di
Collocamento del paese, conobbe Amalia, una figlia di
Miccheline
de Crapacotte, e la sposò.
Do' Robberte, rimasto
vedovo, dopo qualche anno si risposerà, continuando a vivere
per sempre qui.
Da sin. Roberto Pascale, Do'
Robberte, Don Gustavo Cirese, medico chirugo, Don
Oreste Sabatini, commerciante e Do' Rolande la
poste (Rolando Cirese), direttore dell'Ufficio
Postale.
L'elenco della lista di nozze si allungherebbe in modo
considerevole se mettessimo tra loro “
li tranese”,
giovani di Trani o di altri paesi delle Puglie (
de le Pije),
che prima e dopo la guerra si sposarono a San Salvo (per un
periodo fu consuetudine con matrimoni combinati) e vi rimasero
sino alla morte. Storia a parte invece è quella di
Zi'
Peppine Mariscialle (Giuseppe Masciale), da Bitonto
(BA), uomo dai mille mestieri (banditore, addetto al servizio
acquedotto comunale ed a tempo libero anche l’unico
impagliatore di sedie in San Salvo), che con la guerra ancora
in corso, dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943, si ritrovò
militare sbandato a San Salvo, alla stregua di un disertore.
Trovò rifugio presso una famiglia sansalvese, che apparteneva
a chelle de li Frascarìle (alla fam. Frasca). Qui
conobbe
Za' Vetalene (Vitalina Di Rito), giovane
sansalvese, che di lì a poco sarebbe divenuta sua moglie. Si
racconta che la prima volta che
Zi' Peppine la portò
in treno, giù a Bitonto, fuggì impietrita per lo spavento alla
vista del treno alla vecchia stazione ferroviaria.
La striscia matrimoniale si allungherebbe ulteriormente se
aggiungessimo
li midichi (i medici), come il cupellese
Do' Micchele (Michele) Di Stefano, che sposò la giovane
sansalvese Angiolina Artese Monacelli, e
Don Federeche
(Federico Bontempo), la cui famiglia di origine era di
Torrebruna. Don Federico, dopo il giuramento di Ippocrate,
giurò eterno amore a Lidia Fabrizio, figlia di
Donna Emme
la mamméne (Emma Frasca, levatrice).
Don Michele Di Stefano al
centro. Gli altri nella foto da sin. sono: Do' Robberte
Pascale, collocatore, Carlo Alberto Camicia, Segretario
P.C.I., don Gustavo Cirese, Segretario D.C., il già citato
Don Michele Di Stefano, in primo piano Don Mario Artese,
medico, il barbiere Vito Napolitano ed in piedi il Sindaco
pro-tempore socialdemocratico Domenico Cervone a capo dal
'48 al '56 di una amministrazione social-comunista.
Il dottor Federico Bontempo il
terzo da destra nella foto. Fine anni '50' - Gruppo di
famiglie sansalvesi parenti, in gita un lunedì di Pasqua
al porto di Punta Penna. Oltre alla nave notare sullo
sfondo le auto anteguerra, che all'epoca andavano ancora
in giro.
E che dire della nutrita schiera
de le mestre o
majestre
de scole frastire (dei maestri elementari forestieri)
che venuti a San Salvo per insegnare alla scuola elementare,
salirono dapprima sulla cattedra del palazzo scolastico di
Piazza San Vitale (un tempo Piazza Municipio) e subito dopo
sull'altare dell'adiacente Chiesa di San Giuseppe?
Ad aprire la via maestra furono
la Muscie (ins.
Vincenza Musci), classe 1905 da Bisceglie (BA), che sposò
Do'
Vétale Célle, (Don Vitale Cilli), impiegato comunale, e
Donna Marì (ins. Maria Mattia), da San Marco la Catola
(FG),anch'ella del 1905, che andò in sposa al geometra Rinaldo
Artese, appartenente
a chelle de Don Pitre (alla
famiglia di Don Pietro Artese).
La maestra elementare sig.ra
Vincenza Musci e Don Vitale Cilli, sposi a Bisceglie. Dal
loro matrimonio nacquero la sig.ra Liliana, mia
professoressa di italiano alle medie, ed il compianto
Giuliano.
Donna Maria Mattia, con in mano
un mazzo di fiori ricevuti il giorno della cerimonia del
suo pensionamento. Al suo fianco il Provveditore agli
Studi di Chieti, Don Cirillo e la figlia Vittoria,
insegnante che a sua volta sposò il medico Lelline Russe
(Angelo Russo), figlio di Tumuassine (Ottorino), che aveva
la casa ed il negozio di tessuti proprio dinanzi alla
chiesa, la prima ad essere demolita per ampliare la
piazza.
Ma i matrimoni non finirono qui.
Seguirono la via maestra, tracciata dalle illustre colleghe,
una nutrita schiera di antichi maestri, che giunti negli anni'
50, per firmare i registri di classe, finirono per apporre le
loro firme sui registri degli atti di matrimonio, attratti
dalle bellezze femminili del luogo.
Firmarono:
- lu maiastre Germanie, ins. Aldo Germani,
chietino, che sposò Maria Fabrizio, figlia de
Mudesténe e di Donna Vetaléne De Cristófere
(Modesto Fabrizio e Vitalina De Cristofaro), quest'ultima
a sua volta figlia di un segretario comunale, proveniente
di Monteodorisio;
- lu maiastre Majaròte, ins. Enrico Maiarota,
calabrese, che sposò Evelina Cirese, figlia di Don
Achélle;
- lu majastre Feliciantonie, ins. Alberto
Difeliciantonio), pennese, che convolò a giuste nozze con
Anita, l’ultima figlia di Donn’Antonie Ciavatta e Donna
Utrópe (Eutropia Artese, sorella di Do' Ureste
(Oreste Artese);
- lu majastre Feléppe, ins. Filippo Mariotti,
torinese di Sangro, che sposò Maria, figlia di Antonio
Labrozzi.
Il maestro Aldo Germani e
Maria Fabrizio.
Chiuse la scuola, semmai qualcuno l'avesse mai aperta (stavano
sempre in vacanza),
lu majastre Mezzanotte (Alfonso
Mezzanotte) da Montecilfone, che sposò la collega Delia
Marzocchetti, figlia di
Mastre Pitre (Mastro Pietro),
sorella
de lu majastre Ughe (dell'ins. Ugo
Marzocchetti), fiduciario del direttore, essendo la direzione
didattica ubicata in quegli anni dapprima a Monteodorisio e
poi a Vasto.
Insomma in quegli anni, furono in gran parte le ragazze
sansalvesi a farla da "padrone" al femminile, andano in sposa
a ragazzi forestieri.
In questo mio lungo viaggio della memoria, che partirà dagli
inizi del XX secolo sino ai nostri giorni, vi racconterò un
po' di storia di personaggi locali, in gran parte forestieri,
che giunsero a San Salvo e non andarono più via, sperando di
meglio comprendere, insieme, la vera identità del popolo
sansalvese.
Il tema è:
"Ma chi sarebbero li salvanese?"
Svolgimento.
NOTE:
- La sezione del P.C.I. (Partito Comunista Italiano) si
trovava in C.so Garibaldi, al piano terra della casa del
dottor Vitaliano Ciocco, che era stato un potente
gerarca fascista. Con la caduta del Fascio gli fecero
ingoiare anche questo rospo, mettendogli la sezione del
partito comunista, suo acerrimo nemico, proprio a casa
sua.
- Miccheline de Crapacotte (Michelino Fabrizio),
era sansalvese purosangue nonostante il soprannome
paresse indicarlo come capracottese. Era titolare
dell’unico spaccie (rivendita di sali e
tabacchi) di San Salvo, ubicato sul piccolo muraglione
che immette da Via Fontana su Via Savoia.
- Gli altri medici effettivi del paese, negli anni '60,
oltre al già citato Don Vitaliano Ciocco, erano Don
Peppino de Vito, appartenente ad una delle famiglie più
blasonate del paese, il quale sposò l' ins. Donna Aurora
Sacchetti, monterenese, e Don Gustavo Cirese, che sposò
l'affascinante Menina, figlia di Don Gaetano de Vito e
sorella di Don Peppino, coniugi purtroppo prematuramente
scomparsi negli anni '50.
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