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Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri







Ma chi sarebbero li salvanése

I racconti del mare

di Fernando Sparvieri

Un po' di storia locale raccontando personaggi








Il Mar rosso
di Fernando Sparvieri




Un giorno all’improvviso l’acqua del mare divenne rossa come il Nilo di mosaica memoria. Un altro giorno gialla; un altro ancora bianca. Il mare ogni giorno cambiava colore, uno al dì, a sorpresa; l’acqua si colorava di tutti i colori all’infuori di quello del cielo che si specchia sul mare.

Era l’epoca, agli inizi degli anni sessanta, in cui i maestri elementari, avevano tre mesi di vacanza, la gran parte trascorsi al mare. Ricordo che insieme ai miei genitori, entrambi maestri, frequentavano la spiaggia i maestri Ugo Marzocchetti e sua moglie Cristina Napolitano, che avevano un bel 1100 nero, il maestro Aldo Germani, che si era comprata una Bianchina giallina.  Ebbene, neppure i maestri, che allora erano considerati in paese tra le poche persone istruite, erano allarmati per quel mare colorato. Tutto era nella normalità. La parola “inquinamento” era sconosciuta. Non c’erano ambientalisti, ecologisti. Noi ragazzini, come delfini, facevamo i bagni e mangiavamo le telline, sciacquandole in quella acqua salata che lasciava in bocca uno strano retrogusto. Nessun allarme, anzi eravamo tutti felici ed  orgogliosi di poter vantare, solo noi, sansalvesi, quel mare che ogni giorno, cambiava colore, come per miracolo.

La causa del miracolo era la S.I.V., da poco insediatasi, che stava cambiando il volto della nostra cittadina ed anche il colore del suo mare. Dagli stabilimenti di C.da P.ne Sant’Angelo, infatti, il colosso industriale, la più grande fabbrica di vetro del mondo (così si diceva all'epoca), scaricava tranquillamente  le sue acque reflue direttamente "a la fàrmue" (al formale), un canale che era una deviazione del fiume Trigno, che partiva all'incirca da la Cucciàtte de Lentelle, sino ad arrivare al mare, acqua che era stata linfa vitale per gli ortaggi ed i campi dei contadini sansalvesi e che un tempo aveva alimentato le pale  del mulino Pantanella. 

Da lì, quell’acqua di risulta, proseguendo la sua corsa verso il mare, raggiungeva la parte finale della “farmue” , una struttura costituita da due corpi  in cemento di forma trapezoidale, a due passi dalla riva (dove nei tempi di secca si formava un laghetto d’acqua dolce in cui gracchiavano le rane), conferendo al mare un aspetto colorato, come quando il fiume Trigno, ingrossato dalle pioggie, riversa dalla sua foce al largo melma e detriti.

Oggi quelle strutture trapeizoidali in cemento a due passi dal mare, luogo preferito dai bambini a caccia di rane e girini,  non esistono più. Tutto è stato cancellato dal tempo e dal progresso. Sorge in quel posto il porticciolo turistico, che ha cancellato in un sol colpo non solo il laghetto de la Farmue, ma soprattutto l’antica apatia dei sansalvesi per il mare.

Si! Perché per noi sansalvesi il mare era davvero lontano, sopratutto nella mente.

Non siamo mai stati un popolo di bagnanti e pescatori, ma di contadini. Raggiungere il mare per i contadini era tempo perso. Negli anni '50 poche volte all’anno vi si recavano insieme alla famiglia con “li trajéne”, carretti trainati dai cavalli o da muli. Giunti in prossimità della riva, staccavano la “bistie” (la bestia), che legavano ad una ruota del carretto, e ponevano un lenzuolo bianco tra li “sdanghe de lu trajéne” per fare ombra. Non c’erano ombrelloni, stabilimenti balneari. Solo dune e "jncie" (erbe selvatiche). Erano pochi anche coloro che sapevano nuotare. Le donne facevano il bagno a riva con le sottane insieme ai bambini, mentre i maschi, con i pantaloni accorciati ed a petto nudo, si immergevano in acqua. Il mare faceva paura. Ricordo che qualcuno, per entrare un pò più a largo, legava un capo di una lunga fune ad una ruota del carretto e l’altro se lo attorcigliava "a lu spizzàlle" (alla caviglia) o a la pánze (alla pancia), come cintura disicurezza.

Qualche altro, ma era raro, dopo che ave' menate l'acque arramate a la végne (aveva buttato la pietra turchina alla vigna), tutto sporco e colorato di turchino, che pareva un marziano, se ne andava con il cavallo in riva al mare e con i pantaloni accorciati sino al ginocchio, si lavava lui, i vestiti e giacchè ci si trovava... sciacquava e spruzzava pure  la pompa dell'acque arramate.

Il mare a quei tempi era davvero l’ultima risorsa a cui i sansalvesi pensassero. Innanzitutto era difficoltoso arrivarvi con cavalli e muli e l’arenile, immenso, che partiva all'incirca dall'attuale strada statale 16, era considerato improduttivo, incoltivabile, un deserto.

Negli anni successivi  al 1° conflitto mondiale, il Comune, che ne era proprietario, ne affidò dei lotti in enfiteusi a molti contadini,  affinché potessero trarne qualche beneficio. Successe che si vendettero tutto per poche migliaia di lire a qualcuno di fuori, lungimirante, che alla fine degli sessanta, dopo aver affrancato quei lotti, si ritrovò una fortuna tra le mani.  

Quanto era grande il nostro arenile! Era unico, per estensione, uno dei più grandi forse al mondo.

Era talmente grande che gli inglesi durante la guerra vi realizzarono un aeroporto.

Il progresso ha cancellato tutto. Enormi palazzoni hanno le loro fondamenta sulla sabbia ed il nostro mare, che si colorava di tutti i colori, all'infuori di quello del cielo, ha la bandiera blu. Per rivedere le dune e "li  jngie” hanno realizzato il Biotopo. Tutto è cambiato. Per parcheggiare bisogna pagare e quando vi sono gli spari, cioè i fuochi artificiali,  non trovi posto neanche se ti spari.

Come solo lontani i tempi in cui Emilio Del Villano, realizzò il suo sogno: un piccolo bar in una casetta a due passi dal mare.

“10 Marzo 1959, il grande mio sogno ... Contentissimo” , così scriveva Emilio Del Villano dietro la foto che ritraeva il suo barretto appena costruito sull’arenile.

Che personaggio Zio Emilio! Un vero pioniere del mare. Meriterebbe una medaglia alla memoria.
 
Fernando Sparvieri

3 Agosto 2013




I racconti del mare

di Fernando Sparvieri


(clicca sulle foto)

I pionieri del mare


Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)



Za' Vetaléne
(Vitalina Torricella)




Nicola e Gilda
Una storia d'amare




Dancing Bar Valentino



Scandalo al sole



El Domingo
(Domenico Angelini)




Altri racconti


Al passaggio a livello




Il mar rosso




La ve' de Nascie
(La via di Nasci)


Poesia

Mare me

(di Evaristo Sparvieri)



Video
Il mare di una volta


Quando se faciave
le bagne a lappe de mare




Il primo giorno
di primavera (2014)



Quando i sansalvesi
erano un po' gelosi




Il mare di una volta


Video
Il mare del 2000


1° tentativo di intervista
al mare al Don Peppino de Vito




2° tentativo di intervista
al mare al Don Peppino de Vito




Finalmente! 2 chiacchiere
al mare con Don Peppine.



E gne' auánne pìure auánnechebbe'.
Al mare con Don Peppine.



A jtta' lu sanghe a lu muáre.



Lu svuntulaturie



La fortuna diEvaristo


Video
Lo sbarco di San Nicola


Il barcaiolo di San Nicola



In mare con San Nicola
video di marco Granata



Lo sbarco di San Nicola


Notte rosa 2013






Scorci di mare


di Marco Granata



Ciao Mare

Nostalgia- lockdown COVID19


I racconti di Fernando Sparvieri

Indice

Gente, usi e costumi del mio paese




Un libro sul web

MA CHI SAREBBERO
LI SALVANESE

di Fernando Sparvieri

Indice

I forestieri a San Salvo
 















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