di Fernando Sparvieri
Non so se vi è mai capitato
nel corso della vostra vita di desiderare qualcosa, ma chi
ve la dovrebbe dare non la dà a voi, ma ad un’altra
persona che né la vuole e né la desidera.
Capita ad esempio che un ragazzo si innamori di una
ragazza, ma che lei non lo pensi affatto,
manghe pe'
sunne (neanche per sogno) si direbbe in dialetto,
attratta da un altro giovane, il quale nemmeno si accorge
del suo amore. Succede così in tanti campi, anche in
quello del lavoro. Una persona vorrebbe ricevere un
incarico più confacente alle proprie esigenze, ma chi è
preposto a conferirglielo lo dà ad altri, che avrebbero
fatto volentieri a meno di riceverlo. E succede purtroppo
anche quando una persona povera, bisognosa, vorrebbe
qualcosa da mettere sotto i denti, ma chi ce l'ha l'offre
a qualcuno che ha già la pancia piena, ad un personaggio
importante, magari per accaparrarsi la sua stima e
simpatia, sperando in un possibile futuro tornaconto
personale.
Capitò qualcosa di simile, che rende bene l’idea, al Bar
Balduzzi, in C.so Umberto I.
Questo bar, di cui ho già scritto qualcosa in merito, che
potrete
leggere
cliccando qui, aperto da Leone Balduzzi
nell'immediato dopoguerra, era frequentatissimo da persone
di tutti i ceti sociali. Lo frequentavano dalle
personalità più influenti del paese ai cosidetti amanti
del buon vino, che spesso e volentieri, approfittando
della bontà d’animo di Balduzzi, se lo portavano da casa
in una bottiglia, lasciandola
a dembràsche (a
rinfrescarsi) nel bar, nel ghiaccio che forniva al barista
la ditta Perrozzi di Vasto, non esistendo ancora i
banchi-frigorifero.
E lì successe che un giorno
Colamarìne, ottimo
bevitore, mentre era in compagnia di
Niciarélle,
che non scherzava mica anch'egli quando c’era di mezzo il
vino, vide entrare nel bar il dottor Lillino Russo,
giovane medico sansalvese, da poco laureato.
Alla vista del dottore,
Colamarìne, riempì un
bicchiere di vino, gli andò incontro e gli disse: “
Dottò’
fatte nu bucchijre” (Dottore, bevi un bicchiere di
vino).
“Grazie”, gli rispose il medico, “ma sono astemio, non
bevo”.
E
Colamarìne: “
E dai dottò' fatte nu bicchijre”.
Ed il medico: “Ti ringrazio, ma non lo voglio. Ti ho già
detto che non bevo”.
“
E dai dottò’ fatte nu bicchijre”, continuò ad
insistere
Colamarìne. “Grazie, ma non bevo",
gli
rispose di nuovo il dottore.
“Dammele a mà!” (Dammelo a me)
, se
ne uscì a quel punto
Niciarélle.
“
Vede la ve’ ca da' fa' ti, camé’!!!” (Vedi
che strada devi prendere, cammina), gli indicò con un dito
Colamarìne, proseguendo con il bicchiere di vino in
mano ad invitare il dottor Russo.
“
E dai dottò' fattele nu bicchijre”, ricominciò ad
insistere
gne ‘na zàcche (come una zecca)
Colamarìne.
"Ma come te lo devo dire che non bevo", gli rispose il
dottore cominciando a perdere la pazienza, non riuscendo a
toglierselo di torno.
E
Niciarélle: “
Dammele a mà”.
“V
ede la ve’ ca da' fa' ti, camé’
!!!”, gli
rispose di nuovo
Colamarìne, ricominciando ad
invitare a bere il dottor Russo.
“
Core de Sandrocche”, bestemmiò
Niciarélle.
“
Je’ tinghe ‘na setaccie che 'nci vàde e que’ a lu
médeche che ne lle vo' tante ca j le vo' dà e a mà che
le vuje ne me le da’” (Io ho una gran sete che non
ci vedo più e questo, riferendosi a Colamarino, al medico
che non lo vuole glie lo offre ed a me che voglio bere non
me lo dà).
Succedeva e succede sempre così. Ieri e oggi. Chi
desidera fortemente qualcosa sovente non riesce ad
ottenerla, mentre chi non la vuole deve quasi litigare per
rifiutarla.
E restando con i due nostri amici amanti del buon vino,
Colamarìne
un giorno ne lasciò una bottiglia al bar Balduzzi per
tenerla fresca nel ghiaccio ed andò via. Per non far
sciogliere subito il ghiaccio, si usava coprirlo con dei
sacchi di juta, in modo che durasse qualche ora in più.
Colamarìne dopo qualche ora tornò e si diresse
direttamente verso il ghiaccio. Alzò il sacco e prese la
sua bottiglia di vino.
Dal peso si accorse che c'era qualcosa che non andava: il
livello del vino nella bottiglia era sceso in sua assenza.
Guardò meglio la bottiglia e dopo attento esame, esclamò:
“
A ma me sa ca aécche c’è 'rruvuite le labbre de
Niciarélle" (Ho l'impressione che qui ci siano
arrivate le labbra di
Niciarélle).
9 Settembre 2022
Un angolo del Bar Balduzzi.
Leone Balduzzi è il secondo a sinistra, mentre osserva
i giocatori al primo bigliardo sansalvese, che
acquistò per il suo bar.