I miei casolani
di Fernando Sparvieri
A la Merámmele
(In contrada Mirandola)
Quando ero piccolo, spesso,
mio nonno Sebastiano Napolitano, mi portava con sé a la
"Miràmele" o "Merámmele" (C.da Mirandola), dove
egli aveva un pezzettino di terreno.
Per arrivarvi si potevano percorrere due strade: una era
quella che proseguendo dall'attuale Via della Mirandola e
successivamente per la strada del cimitero, andando
dritto, diveniva d'un tratto un viottolo di campagna e
l'altra invece era un altro viottolo che si imboccava ove
oggi è ubicata Via dei Tigli.
Arrivati all'incrocio tra le due strade, in aperta
campagna, c’era la masseria dei Casolani. Era la masseria
in cui abitavano gli avi del mio caro amico Angelo De
Cinque, persona dalle mille risorse imprenditoriali e
sopratutto umane.
Ricordo che mio nonno li salutava e spesso si intratteneva
con loro.
Io, con la curiosità del bambino, scrutavo ed osservavo.
Ciò che mi colpì era il loro modo di vivere che appariva,
ai miei occhi da bambino, al di fuori del mio mondo, che
era un mondo di paese e non agreste. Mi davano
l’impressione di una comunità a sé stante, che viveva da
sola, tra galline ed altri animali domestici; gente
povera, buona gente, quasi condannata a vivere in eternità
in condizioni di estremo disagio in campagna. Mi colpì
anche il fatto che non parlavano in dialetto sansalvese,
ma il loro dialetto, comprensibile, che aveva un accento
che non condividevo.
Fu lì che vidi per la prima volta una vecchia con le
“chiochie” ai piedi, calzatura realizzata con la cotica
dei maiali e che diede origine al soprannome spregiativo
ed ironico che per molto tempo caratterizzò i casolani di
San Salvo, definiti dai sansalvesi "chiochiari".
Crescendo appresi che i “casolani” venivano chiamati così
perché erano emigrati da un paese che si chiamava Casoli e
che i miei "casolani" non erano i soli che vivevano a San
Salvo, ma che ve ne era una colonia, sparsa intorno al
vecchio nucleo cittadino, che allora contava all’incirca
scarsi 4.000 abitanti.
Scoprii nel tempo che era gente forte e dedita al lavoro
dei campi, non affatto povera, che anteponeva, al lusso ed
allo sfarzo, l'utilità delle cose e sopratutto l'amore per
la famiglia.
Oggi, trascorso quasi un secolo dai loro primi
insediamenti e con il paese che si è espanso sino a
conquistare le loro terre, i casolani non esistono più
anche se vivono ancora nel ricordo delle persone più
anziane. Oggi i loro discendenti sono tutti sansalvesi
veraci, fieri tuttavia delle loro origini e dei grandi
valori umani e spirituali avuti in eredità dai loro padri,
i quali hanno contribuito in modo inequivocabile al
progresso ed alla crescita economica e culturale della
nostra cittadina.
L' amico Gilberto Onofrillo, docente di lettere classiche,
di origini casolane, così ne descrive le peculiarità
culturali, tradizionali e storiche nel libro" Storia di
San Salvo", di cui ne è insigne autore il Professore
Giovanni Artese, altro mio grande amico ai tempi della
fanciullezza.
Fernando Sparvieri
Vai al racconto di Gilberto Onofrillo