LA FIACCOLA OLIMPICA
di Evaristo Sparvieri
Lo sapevi che San Salvo, nei suoi annali, può annoverare e
vantare di aver ospitata la “Fiaccola Olimpica”?
Lo storico avvenimento risale al 1948 allorchè i “Giochi
Olimpici” si svolsero a Londra, e furono i primi ad aver luogo
dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale.
Ma perché la “Fiaccola” a San Salvo?
In quel periodo, negli Stati Balcanici, non si era spenta
competamente l’eco della guerra, e residui focolai di lotta
permanevano in varie zone e fazioni di diverse ideologie
politiche , si fronteggiavano aspramente, per la conquista del
potere.
Far transitare il “Fuoco Olimpico ”attraverso quel territorio,
significava mettere a repentaglio l’esito della
manifestazione, in quanto si correva il rischio che esso non
arrivasse a destinazione, anche perché vi furono segni di
minaccia in tal senso, espressi da gruppi di ribelli armati e
non ancora sedati.
Ed ecco, quindi che dal Pireo, il “Sacro Fuoco di Olimpia”,
per via mare, viene portato a Bari, per poi poter risalire la
nostra Penisola, e poter raggiungere il territorio inglese,
dopo aver attraversata la Francia, e quindi, traghettato, il
Canale della Manica.
La “Fiaccola” arrivò a San Salvo verso le ore undici del
giorno 14 maggio 1948; era una splendidissima giornata di
sole, e proveniva da Foggia , dove aveva trovata ospitalità
per la durata di tutta la precedente nottata.
Il paese era in festa: un indicibile tripudio pervadeva
l’ambiente: drappi, bandiere tricolori e insegne del CONI,
adornavano le finestre ed i balconi delle nostre povere case;
mentre un improvvisato e raccogliticcio concerto musicale,
frammisto al suono di campane e a spari di mortaretti,
intonava inni di vario genere:nazionali e popolari.
Per tutto il periodo di permanenza nella nostra
Cittadina, l’ardente “Fiaccola ” trovò la sua
collocazione su un tripode formato da fucili militari Mod. 91
(per l’occasione allestito) davanti al piedistallo del
Monumento ai Caduti in Guerra dove vi rimase (onorata
dalla presenza di un Picchetto Armato dell’ Esercito) fino a
verso le ore quattordici dello stesso giorno, per,
poi,riprendere la sua marcia di trasferimento alla volta della
Gran Bretagna.
Ripartì, condotta dal “tedoforo”di turno, fra due ali di
popolo, schierate ai bordi della strada, accompagnata da
scroscianti applausi, da palpitante entusiasmo e da alte
manifestazioni di giubilo, di tripudio e di simpatia.
Il singolare storico avvenimento, è da trasmettere alle future
generazione non solo per l’eccezionalità del
caso, ma principalmente, perché esso, dopo anni di guerra (che
avevano procurato lutti e dolori all’intera umanità)
rappresentava l’inizio di una nuova era in cui tutti i popoli,
finalmente, potevano risentirsi affratellati in un unico
amplesso di pace e di amore.
Evaristo Sparvieri