Il chiodo fisso di Umberto Di
Biase è il mare. In quel meraviglioso habitat si trova
meglio di un pesce. E’ sposato, ha due figli, una ricca
capigliatura, baffi da lupo di mare, taciturno.
Ha compiuto 61 anni il 26 gennaio scorso; è più il tempo
della sua vita che ha trascorso nell’acqua che fuori. A
sei anni avviene il suo primo approccio con il mare. Lo
accompagna, a bordo di un carretto, lo zio Antonino
Fabrizio.
Resta impietrito davanti all’ incommensurabile bellezza
marina. Gli piacerebbe fare un lungo viaggio in groppa ad
un delfino. A 12 anni salva la vita a diverse persone che
stavano per affogare, ma dopo qualche anno acquista
un’attrezzatura da sub che aveva tanto desiderato. Umberto
incontra Luciano Ortolano, molto più giovane di lui,
animato dalla stessa passione per il mare. Nasce tra loro
due una profonda amicizia. Insieme nelle quotidiane
immersioni ed inseparabili anche nella vita di tutti i
giorni. “Ci spartavàme pùre lu sònne” dice Umberto.
Viaggia molto. Esplora le acque di molti mari: Corfù,
Thainlandia, Tunisia e Brasile. Si immerge nelle rossastre
acque del Mar Rosso. Con la sua potente telecamera
subacquea riprende i paesaggi marini più incantevoli del
mondo. Da solo impara a tracciare le coordinate marine
meglio di un comandante di un vascello.
Durante una immersione nell’isola di Puket in Thainlandia,
scorge dei grossi dentici intrappolati in alcune nasse,
lui taglia i lacci con il coltello, e i pesci tornano a
nuotare.
“ Negli anni passati sono stato un sub micidiale -
sottolinea Umberto Di Biase - quasi ogni giorno prendevo
centinaia di pesci, ormai, l’arma è appesa in una parete
della casa, come un trofeo. Preferisco usare la
telecamera”.
Durante le immersioni porta sempre legata alla cintura una
retina dentro la quale deposita ogni piccolo rifiuto
sparso nell’acqua. Qualche mese fa, dopo aver compiuto una
lunga serie di immersioni, riesce a individuare nei
fondali del mare sansalvese, a un miglio dalla costa, una
nave mercantile colpita da una bomba durante l’ultima
guerra mondiale .“Ho effettuato immersioni nei mari più
belli del mondo - sottolinea il coriaceo sub sansalvese-
ma le acque del mare Adriatico mi affascinano in modo
particolare”.
Di Biase ha stretto amicizia con un gronco di oltre due
metri. L’ enorme pesce aspetta ogni giorno Umberto, e si
prepara a ricevere pezzi di pane e biscotti.
Un grave fatto sconvolge la vita di Umberto. L’amico
Luciano Ortolano è a bordo di un motopeschereccio.
Improvvisamente infuria una tempesta. La barca sferzata
dai venti impetuosi s’impenna e Luciano scompare tra le
acque agitatissime. Le ricerche dei sommozzatori
continuano per diversi giorni, ma il corpo di Luciano
Ortolano è introvabile. Umberto Di Biase non ha pace,
continua a cercarlo. Dopo aver setacciato la zona del
naufragio, trova il corpo del suo compagno incastrato tra
gli scogli. Tocca a Umberto trasportare alla riva quel
corpo senza vita.
“Ho perso un vero amico, non ci posso credere - afferma
Umberto con le lagrime agli occhi- Luciano non c’è più, ma
la sua figura è sempre presente davanti ai miei occhi”.
E conclude “Vorrei vivere per sempre immerso nell’acqua”.
E’ proprio vero: l’uomo nasce nel liquido amniotico,
pertanto, il suo primordiale impulso è di far ritorno nel
grembo materno.
Michele Molino