Se dovessimo fare una
classifica dei più grandi calciatori sansalvesi di tutti i
tempi, il primo posto spetterebbe di diritto ad Antonio
Bevilacqua, sia per i meriti sportivi sia per la sua
grande personalità dentro e fuori dal campo.
“Tonino”, così lo chiamano gli amici, sansalvese verace,
quarto di cinque figli, fin da bambino trascorreva le sue
giornate giocando a palla con gli amici del suo quartiere.
Il suo talento cristallino si notava già da allora
E’ stato suo padre Michele, grande appassionato di calcio
e ciclismo, ad indirizzarlo al mondo del football.
Entrò nel “Gruppo allievi” dell’ U.S. San Salvo, che
annoverava l’ allenatore Pasquale Spinelli, ex giocatore
del Mantova (Serie A) grande scopritore di talenti.
Spinelli, di fronte a quel ragazzino di media altezza e
dalle gambe un po’ arcuate, storse un po’ la bocca, ma
osservandolo bene durante le partite, comprese che era un
mostro di bravura. Quel ragazzino aveva lo scatto felino,
il tiro preciso e potente, il dribbling ubriacante.
A 13 anni fu ingaggiato dall’Ascoli allenato dal bravo
Carlo Mazzone. Giocò per due stagioni con la squadra
giovanile.
Nel 1970 (16 anni ) venne convocato dall’Atalanta (Serie
A) a Civitanova Marche per un provino. Il mister restò
incantato dalle sue serpentine, dai suoi scatti rabbiosi,
dal suo tiro secco e violento e dai suoi passaggi
filtranti. La società bergamasca , infatti, non si fece
sfuggire un ragazzo dalle caratteristiche uniche.
Tonino caricò la valigia sul treno e partì per Bergamo.
Firmò un sostanzioso contratto davanti al famoso
presidente Bortolotti .
Appena sul campo, mise mostra le sue caratteristiche
atletiche e tecniche, che gli fecero guadagnare il
passaggio nella squadra Primavera. In poco tempo divenne
amico inseparabile di Gaetano Scirea e Luciano Bodini.
Durante le trasferte dormivano nello stessa camera d’
albergo. Tonino e Gaetano avevano lo stesso ruolo di
trequartista. Fu una lotta accanita per un posto da
titolare. L’allenatore atalantino dimostrò subito una
certa preferenza per il talento sansalvese, il quale entrò
in pianta stabile nella Primavera. Gaetano Scirea fu
costretto a fare un passo indietro.
Abbiamo chiesto a Tonino: chi era Gaetano Scirea?
“Un ragazzo splendido, leale, sincero, educato, un
bravissimo calciatore con un ottimo tempismo nelle
entrate. Era bello vederlo in azione. Non riesco ancora a
credere che la sua vita sia potuta finire in tragedia.
Ci racconti qualche aneddoto ?
Gaetano appena conobbe l’ intenzione del mister di volerlo
utilizzare nel gruppo junior, ci rimase male; mi venne
vicino e disse: “ Tonino, ho deciso di lasciare il calcio.
Tu hai un anno meno di me, pertanto hai più possibilità
per arrivare in prima squadra”. Successe, che s’infortunò
Bellotti, Gaetano entrò al suo posto. In poco tempo
riconquistò la fiducia del mister. Grazie alla passione,
al sacrificio e alla dedizione, migliorò giorno per
giorno. Una carriera brillantissima: perno insostituibile
della Juventus e della nazionale azzurra. Io continuavo a
crescere e a dare il meglio di me. Si stava per
concretizzare l’esordio in Prima Squadra, durante un
allenamento subii un serio infortunio. L’esordio,
pertanto, fu rinviato. Avevo tanta rabbia in corpo.
Diventai sempre più nervoso, irascibile, scontroso. Mi
svegliavo allo spuntare dell’alba. Perché la sfortuna si
era accanita contro di me? Pensavo con nostalgia ai miei
genitori, ai miei fratelli, ai miei amici, alla mia terra
natale. L’ allenatore ovviamente se ne accorse, tanto che
la società decise di cedermi in prestito per una stagione
alla Civitanovese (Serie D) e poi il ritorno all’Atalanta.
Non mi davo pace, stavo male. Una mattina riempii la
valigia con le prime cose che trovai nel cassetto e presi
il primo treno per tornare al mio paese, abbandonando
tutto.
Continuai così a giocare con la maglia della mia squadra
del cuore, il San Salvo (1972); 1975 nella rappresentativa
regionale; campionato 1977/78 con la Pro-Vasto; nel 1980
fui di grande aiuto alla squadra per la promozione in
Eccellenza (1980) e in serie D (1981). Ricordo con grande
affetto i vari presidenti che si sono succeduti in quegli
anni: Tonino Di Rito, Vito Tomeo e Corrado Donato”.
Tonino ha compiuto 60 anni. Continua a lavorare come
collaboratore scolastico. E’ felice e soddisfatto della
sua vita: una brava e bella moglie, una casa accogliente,
due figli Corrado e Michele, oggi affermati professionisti
(prossimi alle nozze). Aveva tutte le carte in regola per
effettuare quel salto di qualità nelle sfere alte del
calcio, ma il richiamo della sua terra è stato più forte
di ogni passione.
Michele Molino