L’emigrante sansalvese in
Australia, Raffaele Paganelli, capigliatura folta, fisico
atletico, spalle da lottatore, non avrebbe mai potuto
immaginare, che in prossimità della festa dei suoi 78
anni, un crudele scherzo del destino, l’avrebbe costretto
a rimanere su una sedia a rotelle per tutto il resto della
sua esistenza. Paganelli mentre potava un grosso albero
con la sega circolare su un carrello elevatore, veniva
travolto dallo stesso, che lo riduceva in fin di vita. I
medici si prodigavano in ogni modo per salvarlo, ma non
riuscivano a sottrarlo dalla sedia a rotelle.
Ecco uno squarcio della vita di Raffaele Paganelli. Figlio
di contadini sansalvesi, vive le sue prime esperienze di
vita in campagna, a contatto con i sacrifici, i problemi e
i valori del mondo rurale. A sei anni inizia a frequentare
la scuola elementare in un “seminterrato” della famiglia
Cilli in via Umberto 1°. E’ tra i pochi a scuola a non
poter disporre di una cartella per conservare i libri (la
balisciatte). La sua famiglia non nuota nell’oro. Raffaele
usa come cartella, una cassetta delle munizioni utilizzata
ai tempi dell’ultimo conflitto mondiale. Appena fa
capolino in classe, i compagni cominciano a deriderlo. Lui
arrossisce per la vergogna. Una mattina, preso dalla
collera, con gli scarponi chiodati (‘ghi li cindrelle),
colpisce un compagno di classe. Da quel giorno, nessuno si
azzarda più a infastidirlo. Non ha una grande passione per
lo studio, ma mostra una straordinaria abilità nei gioco
dei “pennini”. Per questo motivo, una mattina, il maestro
gli infligge 45 colpi di bacchetta sulle mani. Raffaele
comincia a rigare diritto.
Si appassiona alla lettura. Diventa uno dei migliori
alunni, tanto da meritare il “titolo”di capoclasse. Ha
intenzione di continuare gli studi, ma suo padre non ha i
mezzi finanziari.
Nel ‘58 indossa la divisa militare di bersagliere. Presto
diventa il primo autista del Generale di Brigata.
Completato il servizio di leva, viene assunto dalla “ditta
Mimì Napolitano” come autista addetto al trasporto merci.
L’anno dopo viene assunto, ancora da autista, in
un’azienda di Pescara. Riesce ad aprire un conto in banca.
E’ uno dei pochi “fortunati” a San Salvo che riesce a
comprarsi la “Millecento” uscita da poco dalle fabbriche
torinesi della Fiat.
C’è un pensiero che lo segue sempre, un desiderio mai
sopito, quello di iniziare a lavorare in proprio. A soli
24 anni acquista un autotreno (è tra i primi a San Salvo)
e lui stesso provvede al trasporto sul dorso di sacchi di
grano di un quintale l’uno, per il carico. Un anno dopo
acquista un altro autotreno. Gli affari vanno a gonfie
vele.
Ad un certo punto, la fortuna inizia a voltargli le
spalle. Infatti comincia a piombargli addosso una serie di
disgrazie. I due mezzi di trasporto vanno distrutti in due
diversi incidenti; tre autotreni comprati successivamente
subiscono la stessa “sorte” a distanza di poco tempo.
Muore uno dei suoi autisti più bravi. Lui stesso è
coinvolto in un incidente e resta otto giorni in coma
all’ospedale di Vasto, assistito giorno e notte dalla
madre.
Raffaele non vuole piegarsi alle avversità; nel 1962
acquista altri tre autotreni, ma è uno dei periodi
peggiori. Inizia un momento di grande ristrettezza
economica. Le richieste di lavoro si fermano. La
situazione è incerta. E’ il ‘boom’ delle grandi
trasformazioni sociali.
Raffaele non è in grado di reggere alle nuove esigenze di
un mercato in espansione. Cerca di trovare un lavoro,
prima che quei pochi soldi che ha ancora con sé si
volatilizzino. E’ costretto a prendere la difficile strada
dell’emigrazione. Il 16 agosto 1966, infatti, prende la
prima nave con scalo a Perth (Australia)
Appena sbarcato cerca subito un lavoro. Non rifiuta un
incarico di addetto alle pulizie in una fabbrica di
rimorchi. In poco tempo è promosso saldatore elettrico e,
per dimostrare la sua resistenza, lavora 35 giorni di
seguito, giorno e notte, senza dormire. Per riprendersi
dalle notti insonni e dallo stress si addormenta per
cinque giorni di seguito.
Finisce per accattivarsi le simpatie e la stima del
capomastro, sicchè, presto, si rende indispensabile la sua
promozione a capo operaio. Comincia a guadagnare bene e
per prima cosa estingue tutti i debiti precedentemente
contratti. Nasce il legame sentimentale con Maria, donna
intelligente, saggia, tenace e volitiva, incontrata a
Perth. La porta all’altare e, in seguito, avrà da lei tre
figli: Dino, Riccardo e Clara.
Nel 1970, apre a Perth un’attività imprenditoriale
specializzata nella costruzione di pezzi di ricambio per
auto. Cinque anni dopo, con l’appoggio dei figli mette su
una grande concessionaria di automezzi “Mack” che, oggi,
può contare nel lavoro di una ventina di dipendenti.
La sua “firma” campeggia in elegante corsivo su molti
automezzi. Raffaele ha il lume degli affari; acquista
anche 120 ettari di terreno. Ha raggiunto i limiti della
pensione e una solida posizione finanziaria, ma è ancora
in attività, specialmente quando c’è da dare una “mano” ai
suoi figli.
Si è fatto promotore di un programma di scambi culturali
tra la città di Perth e il suo paese d’origine. A giugno
del 2004 ha accolto a Perth, il sindaco di San Salvo
Gabriele Marchese e la sua delegazione. Nel mese di luglio
ha trascorso le vacanze a San Salvo in compagnia della sua
“dolce metà”. Prima del loro ritorno a Perth hanno voluto
festeggiare con tutti gli amici e i parenti, in un grande
e noto ristorante sansalvese, trentacinque anni di
matrimonio. Il 28 luglio, Raffaele e Maria, con gli occhi
velati di lacrime, hanno lasciato l’Italia, per
raggiungere in aereo Perth.
Questo è Raffaele Paganelli: un uomo che, partito da
lontano con una “valigia di cartone” è riuscito non solo a
creare un’industria che rappresenta degnamente l’operosità
delle imprese italiane e “salvanesi” all’estero, ma anche
a dare forza e vitalità ad un’attività industriale nel
momento più critico della sua vita. Un positivo risultato
conseguito a prezzo di duri sacrifici sostenuti negli anni
belli della gioventù.
E’ un grande uomo perché ha saputo superare i momenti
difficili della vita con dignità, modestia e
determinazione. Raffaele è rimasto legato al suo paese
natale da un rapporto d’amore e ricordi dell’infanzia, che
le alterne vicende e circostanze non hanno mai attenuato.
I figli possono essere fieri di Raffaele. La vita,
purtroppo, ci riserva sempre delle sorprese, a volte belle
ma spesso anche contraria al nostro volere.
Raffaele, non arrenderti!
Michele Molino