Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri
Ma chi sarebbero li salvanése
I racconti di Fernando
Sparvieri
Un po' di storia locale raccontando personaggi
I due San Vitale
(Confidenze ad un peccatore)
di Fernando Sparvieri
“Quoque tu fili mi”.
All’improvviso una voce sembrò ammonirmi proprio mentre mi
facevo il segno della croce dinanzi alla statua di San Vitale
Martire che passava in processione. Era una voce familiare
anche se non l’avevo mai sentita prima.
Mi incamminai senza accorgermene verso la Chiesa di San
Giuseppe. All’arrivo il portone era spalancato nell’attesa che
rientrasse il Santo. Entrai. Un raggio di sole irradiava il
suo interno e si spegneva sui primi banchi in un silenzio
mistico, nonostante le campane suonassero a distesa,
interrotto a tratti dai sospiri di una vecchietta rimastà lì,
non so perché, a pregare.
Continuai a camminare, come attratto da una forza misteriosa,
tra le due fila di banchi e giunto in prossimità dell’altare,
voltai a destra, verso le reliquie di San Vitale, e fu lì che
udii di nuovo dentro di me quella voce che mi disse: “ Ah
finalmente sei arrivato!”.
Guardai in alto e vidi Lui: San Vitale, il mio San Vitale, la
vecchia statua del Santo che tante volte avevo visto da
bambino e dinanzi al quale si erano inginocchiati e avevano
pregato, sperato, invocato, chiesto miracoli, i miei antenati.
Aveva lo sguardo fisso verso la parete antistante. Mi spostai
più volte per cercare di incrociare il Suo sguardo, di
penetrare in quegli occhi impressi nella mia memoria sin da
bambino e che un tempo, durante le processioni, guardavano
verso l’infinito. Nulla. Mi spostai di nuovo, cercando un'
angolazione migliore, ma non vi fu nulla da fare.
Mi inginocchiai dinanzi a Lui, chiusi gli occhi e cominciai a
pregare.
E fu allora che udii ancora quella voce che mi disse:
“Bentornato, figlio mio. Era da un pezzo che ti aspettavo. So
che non sei stato tanto bravo e che hai peccato, ma non
preoccuparti, Iddio ti ha già perdonato”.
“O mio caro San Vitale come sta?”, gli risposi tra lo stupore
e l'emozione.
“Sto bene”, rispose cercando di mettermi a mio agio. “Non
vedi? Sono rinchiuso qui dentro questa nicchia da anni, ma non
sono prigioniero”.
“Piuttosto dimmi”, continuò in tono amichevole, “com’è il
tempo fuori... piove?”.
“No, c’è il sole”, gli risposi con un fil di voce, ancora in
preda all’emozione.
“E’ proprio bravo l’altro San Vitale eh!”, continuò
scherzando. ” Ai miei tempi io facevo piovere sempre”. Poi
aggiunse quasi a scusarsi: “Per carità, non è che io lo
facessi per cattiveria o per dispetto perché vi ho sempre
amato, ma non era giusto che il giorno della mia festa tutto
andasse liscio anche a chi durante l’anno mi aveva spesso
bestemmiato. Mi ricordo quell'anno che venne la banda dei
carabinieri! Quante risate. All'improvviso, da sopra una
nuvola, scaricai barili d'acqua. Fu un fuggi fuggi generale.
Che feste memorabili, però, le mie!
Io, scortato dai carabinieri con i pennacchi, la banda
musicale di Corato che suonava “Mira il tuo popolo”, il
Sindaco ed il maresciallo dei carabinieri che mi seguivano
tenendo con la mano il pizzo al mantello del prete, tutta la
gente che al mio passaggio si toglieva il cappello.
Che belle feste le mie.
Ricordo che da Lentella venivano a trovarmi in processione i
miei “fratelli” cugini Cosma e Damiano. Non li vedo più da una
vita.
Quanto tempo è passato da quando mi portavano fuori in
processione.
Ricordo ancora il tragitto. Giravamo per tutto il paese.
Partivamo da P.zza San Vitale, passavamo sotto la Porte de
la Terre, giravamo per C.so Umberto I, poi passavamo
dinanzi alle case di Uréste Sabbatène, di Giuvuannìna
Di Falche, di Lillino Balduzzi, di Don Caddáne de
Véte, transitavamo sotto il Monumento ai Caduti,
giravamo alla curva de la Jnnarìlle, risalivamo un
pezzo di via 2°Vico Umberto I, svoltavamo in Via del Popolo,
una sosta in P.zza del Popolo, dove la processione si fermava
e don Cirillo alzava lu sacraménde (l'ostensorio), poi
si proseguiva in IV Vico Cavour, Via Cavour, un’altra sosta al
Calvario, dove Don Cirillo, rialzava lu sacraménde, e
poi il ritorno in chiesa, proseguendo per via Roma dinanzi lu
barr de Bionde, ripassando alla parte di sopra del
Monumento ai Caduti, dinanzi alle case del maestro Ugo
Marzocchetti, di don Caddáne, di Balduzzi e Giuvuannìna,
per poi percorrere Corso Garibaldi, Via Gioberti, Via Savoia,
svolta a sinistra per la salitella di Via Fontana, a fianco
del piccolo muraglione dello spaccio di Micchelìne de
Crapacótte, rigiravamo sotto alla Porta della Terra e la
gita era finita. Che bei tempi!”.
“Ha nostalgia di quei tempi?”, gli domandai ancora incredulo
per quanto mi stava capitando.
“Certo!”, mi rispose, "ma dammi del tu! Siamo amici no!",
aggiunse.
E ricominciò: “Il paese era piccolo e ci volevano un gran
bene. Devi sapere che all’epoca io, San Rocco, San Vito ,
Sant’Antonio e San Nicola abitavamo ancora tutti assieme,
eravamo tutti una sola famiglia ed ad ogni ricorrenza ci
festeggiavano con solennità. La festa di San Rocco, che era un
po' il mio vice, durava 2 giorni, il 17 e 18 Settembre e
veniva la banda come il 28 Aprile. Un po' meno sfarzose erano
le altre feste. Alla festa della Madonna delle Grazie, che si
teneva l'ultima domenica di Maggio, si faceva solo la
processione e non veniva mai la banda, mentre alle feste di
Santo Vito e San’Antonio, che si tenevano il 16 e 17 giugno,
venivano solo orchestre alla sera, una volta Cesare De Cesaris
ed un'altra quella di Mario Mari, così pure alla festa di San
Nicola che veniva il ...
"A proposito di San Nicola!”, s’interruppe per un attimo, “ma
è vero che adesso ogni anno viene dal mare?”.
“Si, ovvio”, Gli risposi.
“E paga pure il parcheggio?”, esclamò sorridendo. “E bravo a
San Nicola, ai miei tempi non ci andava mai al mare, ma i
costumi cambiano e bisogna adeguarsi. Sì, perché devi sapere
che i sansalvesi, nonostante avessero il mare a pochi
chilometri di distanza, non sono mai stati dei pescatori ed
erano in pochi anche quelli che sapevano nuotare. Mi hanno
detto che invece adesso ci vanno tutti a fare i bagni e fanno
bene, anche se bisogna stare attenti alle insolazioni”.
Poi aggiunse: “ Ma è vero che a San Nicola gli fanno adesso
anche una festa di quelle da serie A”.
“A dire il vero”, Gli risposi, “non vorrei deluderTi, ma è la
verità. Spendono un sacco di soldi, anche se la Tua festa
rimane quella del Protettore, con le some, le sagne, i
porcellati e quindi è sempre la più importante”.
“Non ne dubitavo”, mi rispose“, anche se sono anni che non ho
più il piacere di farmi un giro per San Salvo".
“Scusa! San Vitale”, ne approffitai a questo punto per farGli
una domanda che da anni mi ponevo:“Ma hai mai provato a
chiedere di far fare a Te, almeno una volta ogni tanto, un
giro in processione, giusto per farTi rivedere com’è oggi San
Salvo?”.
“Volesse Iddio!”, mi rispose con tono senza speranza. “Chi
muore martire lo è per sempre, per l’eternità. Mi dicono che
sono in pensione e che mi devo riposare. In realtà secondo me
tutti pensano che son vecchio e che non capisco più niente del
mondo attuale. Si, è vero, che oggi il mondo è cambiato, che
siamo nell’era tecnologica, che bisogna saper adoperare il
computer, viaggiare sul web, parlare in inglese, ma con
l’esperienza che ho avrei ancora molte cose da insegnare,
sopratutto ai giovani che ho saputo il sabato sera vanno a
ballare, sballano, si drogano e poi succede il patatrac... si
vanno a scontrare”.
“Scusa ancora per quest’altra mia domanda impertinente”, Gli
chiesi sorridendo, cercando di approfondire: “ Ma perché un
bel... pardon ... un brutto giorno hanno deciso di rifare la
nuova stuatua a San Vitale?”.
“E lo chiedi a me?,” mi rispose sconsolato. “Dovresti
chiederlo ai tuoi concittadini che hanno sempre preferito
buttare a terra tutto invece di restaurare. Hanno buttato giù
la Porte de la Terre, la casa di Tumuássìne Russe
dinanzi alla chiesa, quelle di Za Licénie e di Fioravande
che erano in piazza, lu buar de Vitarìlle, la casa dei
Cilli, che confinava con l'arco della Terra, quella dove
faceva il falegname tuo nonno Mastr’Antonie Sparvìre,
la bottega del sarto Mastre Luégge Firpe, la casa di Zi'
Lìsandre Di Iorie e Za' Lisandrìne, la putéche de
Alijáne, la casa de Nuciénte il cieco e... poco
c’è mancato che rottamassero pure me. Per poco l’ho fatta
franca e temo ancora che lo facciano. E oggi poi pretendono di
avere il centro storico! “ .
“A dire il vero”, ricominciò dopo un attimo di silenzio,”
negli anni '60 qualcuno aveva deciso di restaurami.”
“Chi?”, Gli chiesi incuriosito.
“Il sagrestano”, rispose. “E meno male che non lo fece! Sarei
stato due volte martire. Quel brav'uomo, con tutta la sua
buona volontà, non era del mestiere e per mia fortuna non
riuscì mai a capire come doveva combinare i colori per
ridipingermi il viso color carnicino. Chiedeva a tutti: "Uè!
Sapàte come zi fa per fa ‘sce’ ìna tinta carneficina? Quindi
datti tu una regolata. Mi sento un miracolato”.
“E dopo di allora?”, Gli chiesi di nuovo.
“Meglio lasciar perdere!”, rispose, “dissero che costava più
restaurami che comprare una statua nuova. La solita errata
mentalità. Distruggere il vecchio e poi dopo tanto tempo fare
il mea culpa, anche se nel mio caso ciò non è successo.
Anzi... si sono proprio tutti dimenticati di me. Il martirio
continua".
Ma piuttosto parliamo di oggi”, mi disse cambiando
discorso,“perché è per questo motivo che ti ho mandato a
chiamare”.
"Dimmi!”, continuò,” San Salvo com’è oggi? E’ cambiata?”.
“Insomma!”, gli risposi. “ Il tempo fugge e non ci si accorge
dei cambiamenti. Ma tante cose sono cambiate! A parte i soliti
visi noti, sono venute tante nuove persone, la SIV si è
chiamata per un tempo Pilkington e ci sono stati gli inglesi,
poi se la sono rivenduta insieme alla Magneti Marelli, che
oggi si chiama Denso, e sono arrivati i giapponesi.
“I GIAPPONESI!”, esclamò un esterefatto San Vitale.
“Si i giapponesi! E non solo! Oggi a San Salvo ci sono pure i
cinesi, i rumeni , gli albanesi, i marocchini ed altri
africani.”, Gli risposi.
“GLI AFRICANI?”, si stupì di nuovo San Vitale.
“Ma guarda te!,” esclamò tra il serio ed il faceto. “Nulla di
grave, per carità, siamo tutti figli di Dio! ”, aggiunse,” ma
è che non me l’aspettavo. E cosa fanno?”.
“Lavorano o meglio così dicono!”, Gli risposi, non sapendo più
che pesci pigliare.
“Questa sì che è una bella notizia!”, mi disse felice. “Vuol
dire che il lavoro non manca a San Salvo”, aggiunse.
“Volesse Iddio”, Gli risposi, “il guaio è che i nostri figli
sono quasi tutti disoccupati e pare che pure i giapponesi se
ne vogliano andare in Polonia. La situazione del lavoro è
davvero molto grave”.
“Ed i politici cosa fanno, stanno a guardare?”, mi domandò
allora un preoccupato San Vitale.
“No!” Gli risposi ! Lavorano tutti per il bene del paese, solo
che...” e mi fermai titubante.
“Solo che? ”, mi chiese insistendo.
“Solo che... ogni tanto litigano! Ed a furia di litigare poi
le cose a volte vanno male”, conclusi.
“Ah se potessi uscire da questa nicchia e rimettermi a
lavorare!”, mi rispose sconcertato. ”Vedrò di parlarne con
l’attuale San Vitale, ma credo che ci sia poco da fare”.
“Scusa”, Gli chiesi, “ma non potreste collaborare!”.
“E tritanchete!!!”, mi rispose in dialetto sanlsavese uno
sconsolato San Vitale. “Lo capisci che dicono che son vecchio
e che non ho più nulla da dare! Vi sono martirii antichi e
moderni, altrimenti che martire sarei!".
Fu in quel momento che, scortato dai carabinieri in alta
uniforme, “tra bande, bomme e sone de campane”, rientrò in
Chiesa il nuovo San Vitale Martire.
Non udii più nulla.
Riaprii gli occhi e guardai commosso in faccia il mio caro
vecchio amico San Vitale.
Aveva lo sguardo che mirava l’infinito.
Fernando Sparvieri
28 Aprile 2013
Festa di San Vitale
(Canzone scritta nel 1980)
(Musica e parole di Fernando Sparvieri)
Video
Quando San Vitale litigò con i parenti
Santi Cosma e Damiano
I racconti di Fernando Sparvieri
Indice Gente, usi e costumi del mio paese
Un libro sul web MA CHI SAREBBERO LI SALVANESE
di Fernando Sparvieri
Indice I forestieri a San Salvo
I racconti del mare
I pionieri del mare ed altro
di Fernando Sparvieri Indice Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)