Il signor Maurizio
(Maurizio Torricella)
di Fernando Sparvieri
Maurizio Torricella all'età di 22 anni
Eravamo intorno al 1968 ed io ero un ragazzino, quando conobbi
il sig. Maurizio. Lo conobbi perché era il padre di una
ragazza bergamasca, mia coetanea, che era venuta in vacanza a
San Salvo, che era amica di un mio carissimo amico, insieme al
quale frequentavo la spiaggia.
Erano i tempi in cui da poco era stato costruito il primo
tratto di lungomare e la famiglia di questa ragazza aveva
preso un casotto nello stabilimento balneare della signora
Vitalina Torricella, oggi il Corallo.
Un giorno arrivò il signor Maurizio. Devo confessare che
all’epoca i rapporti tra ragazzi e ragazze non erano visti di
buon occhio dai genitori, per cui vedendolo arrivare
all’improvviso, creò in me ed al mio amico un senso di
imbarazzo, come a dire: “
E mo’ ti li vede che succede a
écche” (adesso succederà l’Africa).
Il signor Maurizio, invece, elegantissimo, con i pantaloncini
ed una maglietta bianca con lo stemma della tartaruga di
Lacoste, con un cappello in testa tipo capitano marinaio, con
l’ancora appiccicata sopra la visiera (che quel giorno forse
indossò per caso), ci guardò e sorridendo, e con una calma
serafica, si presentò.
Parlando scoprii che il signor Maurizio era di San Salvo e che
era emigrato giovanissimo al nord, come altri figli della
nostra terra.
Era un gran bella persona, dal portamento signorile,
raffinatissimo nei modi e persona colta.
Successivamente
venni a scoprire che di cognome faceva Torricella e che era un
cugino di primo grado di Leone Balduzzi per via della mamma
Za’
Vetalene (Vitalina) Granata, sorella di sua madre che
si chiamava Elisa, entrambe sorelle di Vincenzo, e che era
amico di mio padre e che in gioventù, dopo aver studiato a
Vasto, era emigrato per lavoro nel nord.
Vivendo a Bergamo, per l'estate, aveva acquistato un attico a
San Salvo Marina, in cui ogni anno mandava prima la sua
famiglia al completo, accompagnata dalla moglie sig.ra
Paolina, che aveva un Nsu Prinz rossa, e poi, durante le
ferie, ad Agosto, arrivava Lui, con la sua Peugeot 404
azzurrina, per trascorrere le vacanze estive, insieme ai suoi
cari nel paese natio.
Di tempo da allora ne è tascorso tanto. Erano anni che non
vedevo il signor Maurizio.
In tutti questi anni, però, non mi ero mai dimenticato di Lui,
se non altro per il suo modo di essere cortese e gentile con
tutti .
Tramite Facebook, essendo amico della sua terzogenita Tiziana,
ho appreso con grande dispiacere che purtroppo il 24 giugno è
volato in cielo.
Pubblico qui di seguito un ricordo del signor Maurizio,
scritto, dietro mia sollecitazione, dalla figlia Tiziana che
vive a Bergamo.
Mi piace pubblicarlo perché è la storia di un nostro
concittadino che Tiziana definisce “Un abruzzese forte e
gentile”, che ha saputo trasmettere anche ai propri figli
l’amore infinito che nutriva, nonostante la lontananza, per la
sua terra d’origine.
Un abruzzese forte e
gentile
di Tiziana Torricella
Credo proprio che il mio amatissimo babbo, Maurizio
Torricella, abbia rappresentato sotto l’aspetto piu’ vero
queste due caratteristiche: “forte” per la sua tenacia di
raggiungere un obiettivo, scavalcando non pochi ostacoli, come
un alpinista che pur sapendo di quante energie necessita per
raggiungere la cima non si scoraggia e continua a scalare, e
“gentile” per la sua innata bontà d’animo che gli derivava
dagli insegnamenti che aveva ricevuto, sin da piccolo, dalla
famiglia d’origine abruzzese.
Sin da bambino era stato tenace, sin dalla fanciullezza,
quando tra i banchi di scuola, in una società contadina, in
cui contavano molto le braccia per la campagna, aveva
dimostrato un forte interesse per la cultura e desiderio di
migliorarsi.
Il suo papà Domenico se ne accorse e lo fece studiare a Vasto,
ospite di una famiglia che faceva di cognome Cilli.
Ultimo di otto figli, nonostante un periodo di scoramento
avuto a seguito della perdita dell’amata madre Elisa, che morì
per tetano quando egli aveva appena 15 anni, grazie
all'appoggio dell'intera sua famiglia, di origini contadine,
conseguì brillantemente il diploma in ragioneria presso
”l’IstitutoTecnico Commerciale” di Vasto.
Conseguito il diploma, scelse di entrare nel Corpo della
“Guardia di Finanza”, per poter concretizzare in ambito
lavorativo la sua passione nel ramo tributario. Fu finanziere
per 5 anni, passati inizialmente in Trentino Alto Adige e
successivamente in Valtellina, a Sondrio .
E
proprio in quel periodo, a Morbegno (So), conobbe il grande
amore della sua vita, Paolina, mia carissima mamma,
affettuosamente chiamata da lui “Lina”, la quale ebbe un ruolo
importantissimo di moglie e madre premurosa.
Nel 1950 , dopo aver superato brillantemente il Concorso come
Funzionario delle “Imposte Dirette”, gli venne proposto di
iniziare la sua carriera scegliendo tra le sedi di Brescia e
Bergamo; pur non conoscendo né l’una e né l’altra città, la
sua scelta cadde su Bergamo , città a cui sono legatissima :
anche per questo lo ringrazio!
Fu padre prolifico e premuroso. Nel 1952 nacque la sua
primogenita e successivamente la famiglia divento’ sempre più
numerosa, composta da altri 4 figli ( io, sono la
terzogenita).
Nonostante avesse raggiunto in campo lavorativo gli obiettivi
che si era prefissato, la sua tenacia di abruzzese verace,
sempre pronto a migliorarsi, lo portò in quegli anni ad
iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio presso
l’Università degli Studi “Bocconi” di Milano.
Il suo traguardo in dottorato lo raggiunse dopo parecchi anni,
ma .. lo raggiunse, ponendo sempre la famiglia al primo posto
anche negli anni in cui studiava per conseguire la laurea.
Divenne Direttore dell’Ufficio delle “Imposte Dirette”,
incarico che ricopri’ in alcuni distretti della provincia di
Bergamo, per poi, nel 1972, abbandonare l’impiego pubblico ed
aprire uno studio di consulenza tributaria.
Mio padre, è stato un grande lavoratore, appassionato della
sua professione, dove sovente, le sue alzate mattutine
iniziavano molto presto.
Ma come un fulmine a ciel sereno, quando tutto sembrava
procedere secondo i migliori auspici, ecco che la buonasorte
iniziò a voltargli le spalle.
Purtroppo, nel 1992, la mamma si ammalò gravemente e papà
decise di ritirarsi definitivamente, per poter seguire ed
aiutare la sua amatissima Lina durante la bruttissima fase
della malattia.
La mamma , ci lasciò nel 1996..
E quì intuii ancor più quanto fosse abruzzese, o meglio
sanlsavese, il mio papà.
Mi ricordo un aneddoto.
Il giorno seguente alla dipartita di mammina (cosi’ chiamavamo
la mamma), mi chiamò in disparte e mi fece vedere la sua barba
che insolitamente spuntava e mi disse che a San Salvo, si usa
così ,come segno evidente di lutto.
Lui, sempre impeccabile, era rimasto sansalvese dentro,
nonostante gli anni ed il destino lo avessero portato, seppure
felicemente, lontano dalla sua amata terra natia.
Mi suscitò profonda tenerezza, confermandomi che le sue radici
abruzzesi erano ancor ben radicate, anche in questi piccoli
gesti, così inusuali qui al Nord.
Il suo amore verso la mamma è testimoniato da alcuni suoi
scritti, che abbiamo trovato in questo periodo, dopo la sua
morte : è la conferma di quanto amasse sua moglie, la donna
della sua vita. Non dimenticherò mai la sua sofferenza per la
perdita della sua amata Lina.
Ho tantissimi episodi , che custodisco come tesori nel mio
cuore, insegnamenti che sono patrimonio morale della mia vita.
Babbo, si è sempre distinto per la sua gentilezza innata, la
sua delicatezza d’animo e la sua sensibilità .
Lo ringrazio anche per quel dono impresso nel DNA : la musica!
Dono che ho in comune con diversi parenti sansalvesi. In età
ormai anziana, una sera gli feci ascoltare VOLA VOLA. Si
commosse sino alle lacrime.
Suo fratello Igino , emigrato in Argentina, suonava la
fisarmonica.
Ed il babbo, verso la fine degli anni ’60, gli fece un regalo
inaspettato: gli regalò una fisarmonica nuova che ovviamente
venne recapitata in Argentina. Mi ricordo ancora la lettera di
zio Igino, in cui esprimeva con profonda gratitudine e
commozione il dono che aveva ricevuto.
Questo era il mio babbo, sansalvese.
Chi l’ha conosciuto, ha potuto apprezzare queste sue doti ed
il suo sorriso.
Persino nei suoi ultimi mesi, trascorsi nella Casa di Riposo,
dove ormai era molto debilitato e sofferente, ringraziava il
Personale con parole dolci, seguite sempre dal suo sorriso,
nonostante l’immane fatica che aveva nel parlare.
Spesso, citava i nomi dei suoi fratelli e sorelle: Angela (
Angiolina), Silvio , Nicolino, Maria, Igino , Antonio,
Prassede.
E quando è mancato, nella Camera Ardente allestita presso la
Casa di Riposo cittadina, , sono venuti a rendergli l’ultimo
omaggio, oltre ai parenti ed innumerevoli amici, gli Operatori
Sanitari che si erano presi cura di Lui, affermando, come sin
dall’inizio, fossero rimasti piacevolmente sorpresi per i suoi
modi gentili e signorili .
Ora che non c’è piu’ ... la sera, in modo particolare, mi
assale profonda un senso di malinconia.
Ma poi mi passa perché mi ha insegnato anche ad essere serena,
lasciandomi la sua eredità piu’ preziosa: LA FEDE NEL SIGNORE.
La sua fede, non era fatta da gesti esteriori, ma profonda e
veritiera.
Ringrazio infinitamente il Signore per averci ed avermi donato
un babbo cosi’: unico, forte e gentile.
Ecco.. questo è il ricordo di mio padre che mi piace
condividere con i suoi conterranei e paesani, memore del suo
sentirsi legato alla sua Terra d’Abruzzo, al suo paesello
d’origine, alla sua umile famiglia sansalvese, ricca di valori
umani, sempre citata nei suoi discorsi come fonte
d’insegnamento.
Ora sono certa che ha ritrovato tutti i suoi cari lassù, in
Paradiso ed è assorbito da un amore ancor più puro, intenso,
irradiato dal Sommo Bene e dalla Mamma Celeste, di cui era
devotissimo.
Grazie per aver permesso, anche a nome della mia carissima
sorella Luciana, di condividere la sua storia, che è anche la
mia, la nostra storia.
Tiziana Torricella
Una poesia di Tiziana
dedicata al suo papà
“ Mio amato babbo,
Se potessi , ti dipingerei ,
con i colori piu’ intensi dell’amore
per quel tuo sorriso che anche negli ultimi giorni ,
mi ha riscaldato il cuore.
Sei nato “signore”,
per il tuo animo nobile e delicato
come un fiore ; ora, sei da ornamento in quel Cielo
senza tramonto e che è riposto nel piu’ profondo del
mio cuore”
Tiziana- Giugno 2016 -