GIUSEPPE GARIBALDI
E VITTORIO EMANUELE III
(Tra storia, leggenda e
fantasia)
di Fernando Sparvieri
Non so se Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei due mondi,
durante la sua fuga da Roma, rioccupata dai francesi per
conto del Papa, abbia soggiornato o meno nella casa dei
Ciavatta, quella dove un tempo sorgeva l’antica Porta
della Terra, acquistata successivamente dalla famiglia di
mio nonno Sebastiano Napolitano.
Sarà vero? Sarà una leggenda?
Molte volte il confine tra la storia e la leggenda è
separato da una linea molto tenue, valicabile ed
invalicabile, che l’oblio del tempo rende mistero.
A me tuttavia farebbe piacere pensare che Garibaldi abbia
effettivamente dimorato in quella casa per due buone
ragioni: innanzitutto perché nell’ormai lontano 1953 in
quella casa ci sono nato io, e poi perché ciò mi
spiegherebbe il motivo per cui mio nonno, forse
influenzato dall’atmosfera garibaldina rimasta in quel
luogo, indossò per tutta la vita la camicia rossa,
lottando con tutte le sue forze alla strenua difesa della
povera gente, facendosi anche qualche giorno di carcere
per la sommossa del riso nel 1930, inseguendo i sogni e le
speranze di un mondo migliore, dietro l’utopia di una
bandiera rossa.
Certo che dire che sia vero solo perché qualche bisnonno
racconta che Garibaldi per non farsi riconoscere, pare
indossasse abiti logori e sgualciti, e fingendosi un
venditore di setacci ( prima di uscire o quando rientrava)
gridava: “
E’ arrivato il setacciaro!” e che poi,
guardingo come un ladro, si guardava intorno per vedere se
qualcuno lo stesse spiando, andandosi poi a nascondere nel
sottoscala della casa Ciavatta, qualche dubbio sul suo
soggiorno a San Salvo me lo lascia.
Ma ve lo immaginate voi, Garibaldi, l’eroe dei due mondi,
grandissimo generale e stratega militare, che grida per
San Salvo: “
E’ arrivato il setacciaro!” ed invece
di sguainare la spada sguaina un setaccio?
Mi sembra più roba dell’altro mondo che da eroe dei due
mondi.
Storia o leggenda, devo tuttavia confessarvi di aver
svolto per conto mio una piccola indagine su questo caso,
ed ho chiesto a Fioravante D’Acciaro ed a mio Zio Mimì
Napolitano, che qualche annetto più di me ce l’hanno, se
avessero sentito in altre circostanze questa voce.
Fioravante, senza titubanze, mi ha risposto:”
Sì è
vero, anche mio nonno lo diceva. Era un ‘disgraziato’
gli piacevano le donne”. ? - Punto interrogativo: “E
Anita dormiva?”.
Anche mio zio, che in quella casa ci è nato cresciuto e
come si suol dire pasciuto, mi ha risposto tra il serio ed
il faceto:
“Io non l’ ho visto, però mio padre mi
raccontava che quand’egli era bambino suo nonno gli
diceva che Garibaldi aveva dormito nella loro casa”.
Più di un testimone farebbe una prova, ma prova non c’è,
anche se questo benedetto Garibaldi, durante la sua fuga
da Roma, per andare a Cesenatico, da qualche parte sarà
pure passato (vedere la bella ricostruzione negli articoli
scritti a tal proposito da Michele Molino e pubblicati sul
periodico La Voce, che potete leggere
cliccando qui).
Lasciando a Garibaldi ciò che è di Garibaldi, e cioè a ciò
che è scritto nei libri di storia, parliamo adesso di Re e
precisamente di Re Vittorio Emanuele III, che
effettivamente transitò da queste parti.
Il Re fu di passaggio da queste parti nel 1930 quando si
recò dalla capitale a Bari in occasione dell’inaugurazione
della prima Fiera del Levante.
Si racconta che già qualche giorno prima del suo passaggio
tutti ne parlavano: “
Uè! Passe lu Ruà! Sì ca mo passe
lu Ruà” (Passa il Re. Lo sai che passa il Re). Vi
era molta gente all’ epoca che neppure aveva in mente la
fisionomia del Re. Qualcuno aveva visto la sua foto sul
giornale, ma la gran parte, sopratutto le povere donne di
quel tempo, non avevano proprio idea di come fosse fatto
il Re.
E così, il giorno che passò il Re (qualcuno sostiene che
sia passato in treno, fermandosi alla stazione di Vasto,
mentre altri sostengono che sia passato in auto
addirittura a San Salvo, percorrendo la Via di Palmoli in
quanto il ponte sul fiume Trigno non ancora era stato
realizzato, passando sul ponte sotto Trivento), Sua Maestà
venne salutato da applausi ed ovazioni da parte del
popolo, saluti che il sovrano apprezzò contraccambiando
con ampi gesti della mano.
Si racconta che
za' Angilàlle de Putéche,
vedendolo di persona, così esclamò: “
Quesse è lu ruà!!!
E quesse tè la coccie gnè nu cristiane!” (Trad.
“Costui è il Re. E costui ha la testa come un essere
umano).
Tornando a Garibaldi, se a qualcuno dovesse interessare la
mia opinione in merito alla sua permanenza a San Salvo: io
credo che l’unico Garibaldi che sia passato sotto l’Arco
della Terra sia stato
Harebbálde Sabbaténe
(Garibaldi Sabatini), che vendeva i cappelli e gli
ombrelli proprio dinanzi all’Arco della Terra.
Fernando Sparvieri
25/4/2015
Vittorio Emanuele III
inaugura la fiera del Levante - Bari