La piazza, in sul calar del sole, era già gremita sino
all’inverosimile.
Tutta San Salvo era lì, quella sera, in Piazza Municipio,
ad attendere l’arrivo di Aldo Moro, Il Presidente del
Consiglio, che in quelle ore del tardo pomeriggio già si
sapeva essere giù, alla SIV, per l’inaugurazione.
Artigiani, contadini con il collo arso dal sole, mamme e
nonne, vestite di nero con fazzolettoni in testa, i pochi
negozianti e professionisti del paese, i medici , il
farmacista, i maestri elementari, gli operai, gli studenti
e studentesse, che erano la modernità, tutti, proprio
tutti, quella sera, erano lì, in Piazza Municipio, in
trepidante attesa, per tributare il loro omaggio all’On.
Aldo Moro, al Presidente del Consiglio dei Ministri del
Governo Italiano, la cui venuta rappresentava il suggello
alla speranza di una nuova era di progresso, la conferma
che il piccolo paese rurale, sino a qualche anno prima
dimenticato dal mondo e dagli uomini, era divenuto davvero
importante.
Anche il Municipio, per l’occasione, si era vestito a
festa. Campeggiava sul suo terrazzo un’enorme luminaria
con la scritta SAN SALVO SALUTA IL PRESIDENTE MORO, e
centinaia di lampadine bianche adornavano la facciata
principale ed il balcone centrale, ove era stata issata
l’asta con la bandiera italiana, a testimoniare la
sacralità civile dell’evento.
Conferivano alla piazza un’atmosfera di grande
celebrazione, un picchetto d’onore militare, schierato
alla sinistra dell’ingresso principale del Municipio e
decine di drappi tricolori, esposti ai davanzali delle
finestre ed alle ringhiere dei balconi.
Tutto era pronto per lo storico evento.
All’improvviso il vocio della piazza salì di tono. Le
prime auto del corteo annunciarono che l’atteso momento
era arrivato. Uno scrosciante ed interminabile applauso
accolse l’arrivo di Aldo Moro in Piazza Municipio, mentre
l’auto presidenziale procedeva lentamente tra ali di
folla.
L’On Moro, disceso dall’auto, con il volto sorridente e
con la famosa voglia bianca sulla ciocca dei capelli, che
tutti conoscevano per averla vista sui teleschermi di
quelle poche TV in bianco e nero all’epoca esistenti, dopo
aver passato in rassegna il picchetto d’onore militare, in
un bagno di folla , tra lanci di fiori e confetti,
accompagnato dal Sindaco Vitale Artese, che già aveva
avuto l’onore di riceverlo in qualità di primo cittadino
alla SIV, salì le scale del Municipio, mentre la folla
festante continuava ad acclamare il suo nome.
La cerimonia ufficiale nella sala consiliare sancì il
connubio tra San Salvo, piccolo paese agricolo, e
l’industrializzazione.
Si era fatto ormai buio, ma in quella piazza pareva
splendere il sole. Era come se una luce miracolosa, tutta
d’un tratto, fosse giunta ad illuminare secoli di antico
ed atavico “oscurantismo”.
Fu quella sera che San Salvo capì di poter diventare
grande.
Fernando Sparvieri
Un piccolo aneddoto
fuori programma
Al termine della
cerimonia ufficiale che si tenne in Comune, si
racconta che Il Cav. Virgilio Cilli, braccio destro
di Artese e tra gli organizzatori della cerimonia,
chiese confidenzialmente all’On. Aldo Moro di
affacciarsi al balcone principale del Municipio, per
un saluto alla popolazione che era in piazza. L’on
Moro, che doveva successivamente recarsi a Vasto,
ove era in programma un’altra cerimonia con comizio
al Politeama Ruzzi, consigliato dai suoi più stretti
collaboratori, pare che stesse per declinare
l’invito, data l’ora tarda. Alle preghiere ed
insistenze del Cav. Cilli , alla fine, Moro accettò
l’invito affacciandosi al balcone. Un nuovo grande
applauso scrosciante si levò dalla piazza, mentre
fuochi d’artificio, di cui era stato l’ideatore il
Cav. Cilli, illuminarono il cielo di San Salvo, a
conclusione di una giornata memorabile, la prima di
una lunga serie che portò quel 19 Marzo 1983, nella
ormai ridente cittadina industriale, Sua Santita
Papa Giovanni Paolo II, operaio tra gli operai.