Lu puàtete o scardille
e Don Vitaliano
(Il
peto o scorreggia)
(Fatterelli)
Il dottor Vitaliano Ciocco al
centro.
Si sa, quando si parla di peti o scorregge, il cosiddetto
scardille
in termine muratoresco, ci assale sempre un senso di vergogna.
Tutti, indistintamente, però, li facciamo. Nessun essere umano
può farne a meno di farli. Insomma, quando arrivano e bussano
alla pancia, d'improvviso, tutti, nessuno escluso, compresi i
re, regine, papi, presidenti delle repubbliche, dittatori, di
ogni latitudine, razza, sesso e nazionalità, devono
necessariamente liberarsi subito di questo improvviso e
fastidioso fardello intestinale e non c’è deretano che tenga,
nel senso che possa tenere o meglio trattenere a lungo:
bisogna farli subito, pena un doloroso dolore addominale.
“
E’ brevùgne ma è salìute” (E' vergogna ma è salute),
diceva mia nonna Maria.
Si stima che su una popolazione mondiale composta da 7,8
miliardi di persone, moltiplicata minimo x 7 - 8 scorregge al
giorno, fattore che può variare a seconda del numero dei
piatti di fagioli mangiati procapite, vi è una quantità
giornaliera di emissioni di gas corporei difficilissima da
calcolare con la tabellina di Pitagora: si arriverebbe a
bilioni e bilioni di esalazioni di gas corporei immessi
quotidianamente nell’atmosfera.
Se a questi numeri aggiungessimo, anche le sorelle silenziose,
le cosidette loffe o mope, ma non per questo meno efficaci,
oltre agli altri bisogni corporei solidi del mondo umano e del
resto di quello animale, si arriverebbe a cifre astronomiche,
iperboliche, difficilissime da scrivere anche per un comune
computer mortale.
Eppure la Terra non puzza. Puzza più per altre cose che fanno
più danno ma meno rumore.
L'uomo, infatti, da sempre, è più propenso a perdonare cose
molto ben piu' gravi, come il buco dell'ozono, l'inquinamento
acustico e ambientale, insomma preferisce vivere in un "Mondo
di Kack" e turarsi il naso, ma se ad un povero diavolo, gli
scappa, per puro caso, una scorreggia, si finisce subito il
mondo, da che mondo e mondo.
Ad esempio durante il periodo del fascio successe che al
povero
Lueggie Pezzate (Domenico Apezzato)
,
glie ne scappò una, di una intensità di decibel tale, che
suscitò l’immediata reazione del Dott. Vitaliano Ciocco,
medico condotto e potente gerarca fascista locale e
provinciale, che passava di lì per caso.
Il dott. Ciocco, la prese davvero male ed incurante del gas di
scarico, reagì immediatamente, accusando il povero
Pezzate,
di un vero e proprio attentato alla sua carica istituzionale.
Per fortuna che udì tutto
Lueggie Pelléne (Luigi
Tomeo), quello che portava sempre la
Pipézzere di Sante
Vetále e che un giorno, preso dall’ira, la buttò,
suscitando l’ispirazione di
Meccheline la cinciare,
una nota cantautrice locale, che cantò:
“E Pelléne z’è '
ngazzate e la pipézzere ha jttate”.
Pelléne
infatti, che era anch'egli '
na bbona pezzate, sprezzante
del pericolo, prese immediatamente le difese del compagno
Lueggie
Pezzate e disse a Don Vitaliano: “Do’ Vitalia’! Io ti
dico che cossui il petti non l’ha fatto per te.”
“Ed io ti dico che invece lo ha fatto per me?”, gli rispose a
muso duro Don Vitaliano
“E io ti dico che cossui il petti non non l'ha fatto per te”,
replicò coraggiosamente
Lueggie Pelléne, a cui, il
coraggio di certo non mancava. D'altronde aveva avuto il
coraggio di buttare per terra
la pepezzere de Sante
Vetale, incurante di una possibile ira del più potente
santo locale, figuratevi se poteva importargli della reazione
di un capo fascista, che era pur sempre un comune mortale.
Non so se i due finirono al fresco in 1° vico Piazza, dove
c'era una prigione per niente ospitale, ma un fatto è certo:
Don Vitaliano se la prese molto, ma molto a male.
Com'è curioso il mondo.
Nella vita tutto è relativo: ciò che in determinate
circostante viene ritenuta un'offesa, in altre può diventare
invece motivo di vanto ed ilarità. Tutto dipende dalle
circostanze e dal contesto in cui avviene un evento. Infatti,
non trascorse tempo che lo stesso rumore, biasimato da Don
Vitaliano Ciocco nei confronti di
Lueggie Pezzate,
venne invece apprezzato, anzi addirittura osannato dallo
stesso Ciocco e dai suoi camerati.
Si racconta che Don Vitaliano, al quale non sfuggiva nulla,
aveva appreso che
Za' Denate Scatenate (Donata
Cavalcante)
, soprannominata
Za' Denate la petetare,
era dotata di una capacità ri...petitiva straordinaria:
quella di fare scorregge a richiesta. Ne faceva quante uno ne
voleva. E così una sera, mentre era insieme ad alcuni
inseparabili camerati, vedendola passare la chiamò:
"Buonasera Donata. Senti. Vieni qua". La povera donna alquanto
sorpresa e spaventata da cotanta ed inaspettata chiamata, si
avvicinò. "Senti Donata", le disse Don Vitaliano,"ho saputo
che sei bravissima a fare scorregge a comando. Fammene
ascoltare qualcuna".
"
Ma no! Do' Vitalià! Ma che te l'ha dette 'sse fessare",
gli rispose la povera donna alquanto allarmata. Poi, giusto
per stemperare il clima e far vedere che non aveva timore di
quella figura reverenziale, gli disse: "
Scie' Do' Vitalia'!
Cacche d'ìune le faccie pìure, ma gna le fa' tutte quénte.
Segnurè mo se mmedeche e le si'" . E subito dopo,
forse temendo di essere accusata di disturbo diurno alla
quiete pubblica aggiunse: "
Tutte quente Do' Vetalia' le
faciame, ma ne è però ca le faccie mmezze a la ve'!".
"Senti Donata", cercò di tranquillizzarla subito Don
Vitaliano, "non preoccuparti. Non hai da nulla temere. E' solo
una mia curiosità personale. Dai fammene sentire qualcuna".
"
Ma no Do' Vitalia'! Ne è gna pinze pruprie segnure'!",
gli rispose Donata un po' titubante, dinanzi ad una presenza
così ingombrante. E poi, tanto per non apparire scortese,
viste le insistenze di Don Vitaliano, aprì timidamente a
qualche concessione: "
Scie'! Gesu Creste me'! Se me ci
màtte caccóse c'ha esce. Ma mo me n'abbrevugne a farele
'nnénze a segnurè!".
"Ma dai Donata non vergognarti. Te lo chiedo per favore, fallo
per me", la incoraggiò Don Vitaliano.
"
Muahh! Do' Vitalià!" gli rispose a quel punto
Za'
Denate, resasi conto che Don Vitaliano voleva regalarsi
solo un momento ilare:
"Se l'aja fa pe' la faccie de
segnurè, mo ci sprove" e glie ne fece una treccia.
E vedendo che Don Vitaliano apprezzava, alla fine concluse la
sua esibizione con una
cresómmere (una bomba)
sensazionale, più fragorosa dell' ultima bomba del fuoco
d'artificio della festa di Sande Vetale, esclamando
soddisfatta tra gli applausi:
"Do' Vitalia' ! Cua' è de rehale".