Vetale
Tascàune
(Vitale
Tascone)
(Fatterelli)
di Fernando Sparvieri
Vitale Tascone
Vi sono dei personaggi che ti rimangono attaccati nella
memoria, nonostante non si abbia avuto molto a che fare con
loro, se non per averli conosciuti in brevi circostanze,
magari per puro caso, ma che, a loro insaputa, riescono a
lasciare un segno indelebile dentro di te, che ti accompagnerà
per tutta la vita.
Uno di questi, nel mio caso, è sicuramente
Vetale Tascàune
(Vitale Tascone), il negoziante, che negli anni '60, vendeva
fornelli, bombole di gas, biciclette, lampadine ed altro
materiale elettrico in C.so Garibaldi.
Vitale in verità, scapolo, era già uomo maturo quando io ero
un ragazzino. In gioventù, da quel che ho appreso, era stato
un personaggio molto attivo.
Nate scarpáre
(originariamente ciabattino), nel dopoguerra, con la crisi
degli artigiani, sopratutto dei calzolai, aveva partecipato a
parecchie società con amici e conoscenti. Ad esempio era stato
socio con altre 7 persone de
lu camie de Tinarille (del
camion di Luigi Di Rito,
che
potrete leggere cliccando qui), poi
de lu motore di
Biascille (del trattore di Angelo Di Biase -
che
potrete leggere cliccando qui), ma alla fine aveva
deciso di mettersi in proprio, e fare il commerciante, aprendo
quel suo negozio in C.so Garibadi, in affitto a
Don
Seconde Artese.
Vi racconterò adesso alcune storielle che lo hanno visto
protagonista, che mi hanno fatto sorridere, e che sono
diventate, nel corso degli anni, un mio modo allegorico di
dire, quando succedono fatti, più o meno analoghi, che si
ripetono, quotidianamente, in altre circostanze della propria
vita.
La prima mi è stata raccontata da mia suocera Lina Cervone,
che ne descrive il personaggio in modo autentico, capace di
uscite ad effetto, com'era egli solito fare, per far capire a
qualcuno un concetto chiaro, che l'altro, per un motivo o per
un altro, stentava di capire o a far finta di non capire.
Erano i tempi in cui la RAI, con quel suo unico canale
televisivo, che cominciava le sue trasmissioni alle 4:00 del
pomeriggio con la TV dei ragazzi, oppure con il Giro d’Italia,
quando c’era, puntualmente alle 9:00 di sera, trasmetteva
Carosello, la prima pubblicità in assoluto televisiva.
Erano da poco usciti sul mercato i primi rasoi elettrici, una
novità per quei tempi, e mia suocera l’aveva visto in
televisione. La miseria era ancora discretamente nera, sebbene
qualche avvisaglia di benessere iniziasse ad intravvedersi
all'orizzonte. Per intenderci, la gente si faceva ancora la
barba in casa
nghe lu rasóle (con il rasoio), chi se
lo sapeva fare, e tanti andavano ancora dal barbiere, magari
ogni due tre giorni alla settimana, per risparmiare.
A mia suocera, che è stata sempre una donna all’avanguardia,
non molto grande di statura, ma prodiga sotto tutti i punti di
vista, sopratutto nel non badare a spese, gli venne in mente
di fare un bel regalo di compleanno al marito, Carmine Padula,
che faceva il poliziotto a Pescara, e cosa regalargli meglio
di un bel rasoio elettrico?
Si recò da Tascone, che aveva il suo negozio proprio a fianco
alla sua abitazione.
“
Vità!”, gli chiese, “
Ti nu rasole elettriche? (Vitale!
Hai un rasolo elettrico?)
“
Scie’ le tinghe” (Sì ce l'ho), rispose Vitale.
“
Fammele avveda'? Gna e?” (Me lo fai vedere? Com'è?),
gli chiese mia suocera.
“
E bbone! E’ 'merrecáne. Une de le meje marche. La
Remington” (E' ottimo! E' americano. Una delle migliori
marche. La Remington), le rispose Vitale, mentre tirava fuori
il rasoio elettrico da dentro la scatola.
“
Canda càste?” (Quanto costa?), gli domandò mia
suocera.
“
Eh cua’ càste! Ciavo’ 25 mela lére” (Eh questo rasoio
costa! Ci voglione 25.000 lire), le rispose ancora Vitale.
“
E’ troppe Vetà! Ne 'nti n’andre?” (E' troppo Vitale!
Ne hai un altro?), gli chiese a quel punto mia suocera.
"
Naune, sole cua'" (No. Ho solo questo), le rispose
Vitale
Vitale
scartucciò lu rasole (tolse l'imballaggio al
rasoio elettrico) e glie lo mostrò.
"
Vetà, quasse è belle, però càste nu ccuaune tróppe" (Vitale,quel
rasoio è bello, però costa un po' troppo)
, gli disse
mia suocera nel vederlo.
Poi aggiunse:
"Vulasse
fa' lu rúhále de compleanne a Carmene, ma m’aspettave ca
custàve de mene" (Vorrei fare il regalo di compleanno a
Carmine, ma mi aspettavo che costasse un po' di meno),
aggiungendo subito dopo:
"Famme sparagna’ caccóse ca mo me
le péje" (Fammi risparmiare qualcosa che me lo prendo).
Vitale, serio serio in viso, con gli occhiali da vista, tacque
un istante e poi le disse:
“Cua’ mene de 22 mela lére,'nte
le puzze pruprie da’” (Questo rasoio meno di 22.000 lire
non posso proprio dartelo).
"
Veta’! Naune è troppe. Ne puzze spénne tutte se so’! Daje
ca me le pu' da’ pe' de méne”, (Vitale! No è troppo. Non
posso spendere tutti quei soldi. Dai che se vuoi puoi darmelo
per di meno), gli chiese mia suocera.
Vitale, ancor più serio, si soffermò di nuovo a pensare e poi
le disse: “
Uarde Li’! Lu liteme prezze, scuntate è
ventemela lére. Anze te le stinghe a da' quascie a
prezze de càste” (Guarda Lina. L'ultimo prezzo scontato
è di 20.000 lire. Anzi te lo sto dando quasi a prezzo di
costo).
“
Naune Vetà è ‘ncàure tróppe" (No Vitale è ancora
troppo), insistette mia suocera. "
Lìvece cacche addra cóse”
(Toglici qualche altra cosa).
"
Line te l’aje dette. Cua' è lu liteme prezze. Doppe
cia'rfànne, quindi mene de cua' nde le puzze pruprie da’”
(Lina te l'ho detto! Questo è l'ultimo prezzo, altrimenti ci
rimetto. Meno di questo prezzo non posso proprio dartelo), le
rispose Vitale sperando di averla convinta.
"
E daje Vetà’! Ca se vu' ci le pu' luvua' n’andra cusarélle"
(E dai Vitale! Che se vuoi puoi toglierci quanche altra
cosetta), continuò ad insistere mia suocera sperando in un
ulteriore sconto.
“
Lì'! Démme 'na cose. Ma ti canda me vu dà? (Senti
Lina! Dimmi una cosa. Ma tu quanto vuoi darmi?),
le
domandò a questo punto Vitale.
"
Je’ veramente ave’ penzate da spénne masseme quénece mela
lére e tante te vulesse da'. Di chije ne puzze spénne"
(Io veramente avevo pensato di spendere massimo 15.000 lire e
tanto vorreri darti. Di più non posso spendere), gli rispose
mia suocera.
Vitale si fermò di nuovo, pensò un istante, e serissimo le
rispose:
“Li’! Se che te deche je’. Se ciája partecipà pure je’ a lu
rúhále... mo te le dinghe" (Lina! Sai che ti dico io. Se
devo partecipare anch'io al regalo... adesso te lo darò).
Carmine Padula il giorno del suo compleanno provò per la prima
volta in vita sua il rasoio elettrico. Non so se Vitale
partecipò anch'egli al regalo, ma se non lo fece, ci andò
molto vicino.
Un altro fatterello per il quale ricordo Vitale con molta
simpatia, accadde dinanzi al Bar Bruno, dirimpetto al palazzo
de Vito.
Ne fui testimone oculare un bel pomeriggio primaverile. Oramai
ero giovincello.
Vitale, dopo il tre ruote, che si era comprato per portare le
bombole, acquistò una Bianchina familiare, azzurrina.
All’epoca il centro a San Salvo non si chiamava il centro
storico e non c’era nemmeno l’isola pedonale. Le automobili
transitavano a doppio senso sia su C.so Garibaldi che C.so
Umberto.
Io ero seduto dinanzi al bar Bruno, quando due automobilisti,
forse amici, si incrociarono all'altezza del palazzo di Don
Peppino de Vito e si fermarono, con i motori accesi,
mettendosi a parlare dal finestrino.
Non passò nemmeno mezzo minuto ed ecco arrivare Vitale con la
sua Bianchina.
Doveva andare al suo negozio in C.so Garibaldi.
Si fermò ed aspettò.
Trascorsero dieci secondi, venti, ed i due continuavano
tranquillamente a parlare.
Vitale fermo dietro una delle due macchine, con il motore
acceso, con il finestrino abbassato, pazientemente aspettava.
E spitte n'addre cénghe sechìnde, n’addre déce, e n’addre
quénece (ed aspetta altri cinque secondi, altri dieci
ed altri quindici secondi), ad un certo momento Vitale iniziò
a spazientirsi ed all'improvviso, guardando dritto verso
le due automobili ferme dinanzi a lui, alzò la mano destra
dallo sterzo, e facendo segno verso i due automobilisti,
esclamò: “
Esse! L’incontre de Vittorie Emanuele e
Harebbalde a Teane” (Ecco! L'incontro di Vittorio
Emanuele e Garibaldi a Teano).
Divertito osservai la scenetta, mentre Vitale, con gli
occhiali da vista, serio, dentro la sua Bianchina, continuava
a ripetere quella frase ad libitum, senza volgere lo sguardo
altrove, se non verso le due automobili ferme dinanzi a lui, i
cui conducenti continuavano tranquillamente a parlare tra di
loro.
Finalmente Garibaldi e Vittorio Emanuele ripartirono.
L’Italia era stata unificata.
Vitale Tascone