Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri
Ma chi sarebbero li salvanése
I racconti di Fernando
Sparvieri
Un po' di storia locale raccontando personaggi
4 amici al bar
(Al bar Balduzzi)
di Fernando Sparvieri
Bar Balduzzi. Leone
Balduzzi,il 2°a sinistra, mentre osserva una partita
al di bigliardo.
“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il
mondo”, cantava Gino Paoli.
Il bar in questione era il Bar Balduzzi ed i quattro amici
erano Antonino Sparvieri, fratello maggiore di mio padre,
Raffaele Artese, di cui da un decennio si celebra il
premio letterario nazionale a lui intestato, Dino Artese,
un ragazzo che apparteneva a chelle diDon
Pitre (alla famiglia di Don Pietro Artese), e mio
padre Evaristo Sparvieri.
Eravamo nei primi anni del dopoguerra e Leone Balduzzi
aveva aperto un bar, il primo in paese, negli stessi
locali in C.so Umberto I, in cui suo padre, Angelo, di
origini alto-altoatesine, aveva avuto la sua antica
trattoria cantina.
Era un bar all’avanguardia quello di Leone, per gli amici
Lillino. Lì i sansalvesi, in un epoca in cui vi erano
ancora solo cantine per la mescita del vino, conobbero la
prima macchina del caffè, il primo bigliardo, il primo
biliardino, la ricevitoria del totocalcio, oltre ai primi
prodotti commerciali con marchi prestigiosi, come il caffè
Illy, bibite San Pellegrino, panettoni Motta ed
Alemagna e liquori di marche nazionali ed estere famose.
Leone Balduzzi nel suo
"Bar Balduzzi".
Leone Balduzzii il 2° a
sinistra, ritratto accanto ai bigliardo del suo bar.
Il bar divenne meta di tutti i ceti sociali. Lo
frequentavano i signorotti del paese, le autorità
cittadine, le mizzacazzàtte (gente del ceto medio
che si atteggiava a persone importanti), artigiani e
commercianti, alcuni simpatici beoni e molta gioventù, tra
cui quei pochi studenti universitari, figli di benestanti,
che a Natale, Pasqua e d'estate tornavano a casa per le
vacanze.
Balduzzi, sin da allora mostrava di avere una marcia in
più.
La sua vita, come tanti in quell'epoca, non era stata
tutte rose e viole. Rimasto orfano di padre sin da
bambino, era un ragazzo molto intraprendente ed
intelligente, con continua voglia di migliorarsi.
Mamma Valine (Vitalina), così chiamava sua madre
Balduzzi quand'era piccolino, appartenente a chélle de
Granate (alla famiglia dei Granata), rimasta
vedova, dopo le elementari, non lo aveva potuto mandare a
studiare fuori. Lo aveva mandato a lu mastre, a lu
barbire (da un mastro barbiere)e da
giovanissimo Leone ci aveva anche provato ad aprire una
barberia. Aveva preso in affitto una camera di casa in
C.so Umberto I, locale che era di proprietà Donn'Antonie
Gentile (dove oggi c'è il Bar Bruno) e lì faceva il
barbiere. Ma fare il barbiere non era nel suo destino.
Intuì che il mondo stava cambiando e quindi aprì il suo
bar, storico, tutt'oggi ricordato con nostalgia da molti
anziani sansalvesi.
E dentro quel bar i nostri 4 giovani amici volevano
cambiare il mondo, non facendo le rivoluzioni, ma a suon
di chitarre, mandolini e poesie.
In un epoca in cui erano in pochissimi coloro che avevano
in casa una radio e che la cultura era demandata
unicamente allo studio sui libri, i 4 amici, già amanti
della musica, si appassionarono alla poesia dialettale,
scoprendo il grande poeta e maestro di vita Modesto Della
Porta di Guardiagrele, autore di "Tapù", una collana di
poesie in vernacolo abruzzese.
Si appassionarono così tanto alle sue poesie, che dopo
averne imparate molte a memoria, iniziarono, per diletto,
a scriverne anch'essi, con la stessa tecnica, stile ed
ironia del loro maestro guardiese, mettendo in rima fatti,
tradizioni e personaggi di quell'antica società contadina
sansalvese, che era tutto il loro mondo e la loro vita.
Restava la musica però la loro grande passione.
Mio zio Antonino Sparvieri, il leader del gruppo, era
ottimo mandolinista e violinista (suonò anche in orchestre
sinfoniche); Raffaele Artese e Dino Artese l'accompagvano
con le chitarre e mio padre, Evaristo Sparvieri, come il
fratello maggiore, suonava anch'egli il mandolino.
Balduzzi era letteralmente ammirato da questi 4 giovani.
Sopratutto mio zio Antonino, più grande di lui di 5 anni,
era il suo grande idolo, così come lo era per tanti altri
giovani della sua generazione. Mi disse un giorno Balduzzi
parlandomi di lui: “Non ho mai più sentito suonare un
mandolinista bravo come tuo zio".
Ed il bar Balduzzi, come già scritto, divenne il loro
luogo di ritrovo musicale, culturale e di divertimento.
Quasi ogni giorno i 4 amici davano vita al bar ad un loro
concertino.
Come avevano sentito alla radio, iniziavano e finivano le
"trasmissioni" con una sigla musicale dal titolo "Bar
Balduzzi", un allegro walzer, che aveva composto per
l'occasione proprio mio zio Antonino. Piaceva così tanto a
Balduzzi quel valzerino, che volle che lo imparasse a
suonare anche suo figlio Ivo, quando qualche anno più
tardi, gli comprò la sua prima piccola fisarmonica a 24
bassi.
Ivo Balduzzi, con la sua
piccola fisarmonica, si esibisce al matrimonio di
Angelo De Nicolis e Annina Fabrizio.
Rai Radio Squadra a San Salvo 1961
Il piccolo Ivo Balduzzi
esegue parte di "Bar Balduzzi"
autore Antonino Sparvieri
(Per ascoltare l'audio dell'intera trasmissione
radiofonica RAI in collegamento da San Salvo
cliccare qui).
Ma come succede spesso nella vita, in cui il
destino scrive pagine di storie di uomini a suo
piacimento, anche i 4 amici al bar, come nella canzone di
Gino Paoli, iniziarono, uno alla volta, ad andare via.
Dino Artese, si trasferì dapprima a Vasto Marina e poi a
Mestre (VE). Mio zio Antonino, si sposò, e fece un
concorso in ferrovia, trasferendosi prima a Foligno e poi
a Ciampino (Roma), dove rimase sino alla morte (fu
capo stazione alla stazione Termini di Roma). Raffaele
Artese, all'epoca ancora maestro elementare prima di
diventare direttore didattico, dopo il matrimonio se ne
andò ad insegnare a Brescia, e al bar Balduzzi rimase solo
mio padre a tener compagnia al suo miglior amico Lillino,
che appassionatosi all'arte, iniziò, emulando i suoi 4
amici, a scrivere anch'egli le sue prime poesie e canzoni,
riempendo il vuoto artistico lasciato dai suoi tre amici,
suonatori e poeti, andati via.
Si scrivevano spesso, però gli ex 4 amici, dopo essere
andati via. Non erano semplici lettere di saluti, ma
poesie intrise di profondo amore e nostalgia per il loro
paese natio, testimonianze di un mondo antico, che già
iniziava a non esserci più.
Ho saputo di queste loro lettere, che erano poesie, dopo
la dipartita di mio zio, quando mia cugina Annamaria, che
vive a Roma, mi ha fatto un dono: mi ha regalato un
vecchio quadernino, ingiallito dal tempo, con tutta le
poesie che i 4 amici al bar Balduzzi si scrivevano, dopo
essere andati via.
Custodisco quel quadernino a casa e nel mio cuore, più di
un cimelio, più di un tesoro.
11/10/2022
Note.
Più o meno nello stesso periodo in cui Leone Balduzzi
aprì il Bar Balduzzi, Biondo Tomeo e Nicola Del Villano
aprirono in Via Roma, dove passava la nazionale S.S.16,
"La trattoria dell'auto", nome suggerito loro
dall'intraprendente Virgilio Cilli, che aveva la pompa
di benzina nello spiazzetto antistante. "La trattoria
dell'auto" assunse il nome di "Bar dell'auto" qualche
anno dopo, quando l'attività commerciale venne rilevata
dal solo Biondo Tomeo, dopo che il suo socio Nicola Del
Villano, cognato di mio padre avendo sposato sua sorella
Italia, la primogenita, emigrò con la famiglia in
Argentina.
Nello stesso spiazzetto del benzinaio, sempre in quegli
anni, ma cronologicamente dopo il Bar Balduzzi, aprì il
suo bar/affittacamere Emilio Del Villano, chiamato dai
sansalvesi "lu bar de Felicìlle", nome
derivante dal nomignolo della famiglia Del Villano, che
annoverava un antenato di nome Felice, che era piccolo
di statura, chiamato in dialetto sansalvese con il
diminutivo di Felicìlle (piccolo Felice), come
ad esempio Jnnarille, diminutivo di Gennaro.
I racconti di Fernando Sparvieri
Indice Gente, usi e costumi del mio paese
Un libro sul web MA CHI SAREBBERO LI SALVANESE
di Fernando Sparvieri
Indice I forestieri a San Salvo
I racconti del mare
I pionieri del mare ed altro
di Fernando Sparvieri Indice Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)