Ogni mondo è paese, ma il mio paese è il mio mondo.
Fernando Sparvieri
Ma chi sarebbero li salvanése
I racconti di Fernando
Sparvieri
Un po' di storia locale raccontando personaggi
Acciaccacciacca
(I negri a San Salvo)
di Fernando Sparvieri
“Acciaccaciacca li zazzira a murrigo, a li taba li taba
a la tomola. Comprachisterì sterì, comperi steri,
comprachisterì, sterì, comperi sterì, sterì ”.
Il testo della canzone che avete appena letto, non è in
dialetto sansalvese e neppure in arabo.
E’ la canzone che i soldati negri inglesi (le nére),
durante la guerra, cantavano a San Salvo, accompagnati dalle
chitarre di Raffaele Artese, il futuro direttore didattico, e
di Dino Artese, nipote di Donna Porfida (bravissimo ragazzo e
chitarrista emigrato in quel di Mestre), e dai mandolini di
mio padre Evaristo Sparvieri e di suo fratello zio Antonino,
anch’egli emigrato in Roma, che a quel che dicono pare fosse
un portento anche con il violino.
Il significato di quelle parole, non si è mai saputo, ma ai
nostri musicisti, interessava poco.
Quel che interessava loro, era che dopo la canzone, che i
negri cantavano in coro, piovessero, come una manna dal cielo,
tavolette di cioccolato e sopratutto pacchetti di sigarette,
considerato che a quei tempi i sansalvesi fumavano, almeno chi
se lo poteva permettere, li ciarìlle (tabacco
trinciato forte arrotolato con le cartine o con la carta dei
giornali), e la páje de sìggile (sigarette realizzate
con la paglia delle sedie), che i ragazzi tagliavano ‘nghe
la frúscie (con le forbici) sotto le sedie, facendo arneha'
(bestemmiare) spesso ii genitori, che ignari si
ritrovavano all'improvviso con il culo per terra, quando le
sedie si sfondavano senza preavviso alcuno.
Erano quelli i giorni immediatamente successivi
all’occupazione tedesca, ed a San Salvo erano entrati gli
inglesi e vi era l’AMGOT (Governo Militare Alleato dei
Territori Occupati), il cui massimo rappresentante era un
ufficiale scozzese, con gonnellino e frustino in mano, con il
quale si parava le gambe ignude dalle mosche.
E naturalmente, con gli inglesi, c’erano tanti ragazzi negri,
di colore come si dice oggi, che provenivano dalle colonie
britanniche africane e asiatiche, arruolati come carne da
macello. Erano di stanza al palazzo scolastico di Piazza
Municipio (ora Piazza San Vitale). Altri prestavano servizio
giù al mare, dove c'era un aeroporto militare, realizzato
interamente con grate di ferro agganciate tra di loro sulla
sabbia, nell'immenso arenile ancora inedificato, lungo due
chilometri e largo uno.
Uscivano in massa le nére alla sera e tutti andavano
alla ricerca di qualche buon bicchiere di vino e sopratutto di
qualche donna di facili costumi.
Anche se a qualcuno potrà sembrar strano, i soldati negri
trovavano tutte e due le cose, il vino e le coscie, e qualche
volta anche le mázzate (sonore botte), che alcuni
ragazzi sansalvesi, a causa delle loro frequenti ubriache
intemperanze, davano loro, lasciandoli spesso per terra
esanimi, struppujte de mázzate (storpi per le botte).
Dopo un po’ passava la ronda inglese, che rincarava la dose,
non di vino ma di botte, e li buttava come stracci dentro una
camionetta, riportandoseli ubriachi e malmenati, negli
accampamenti militari.
Poveri nére. Che vita!
L’unico loro divertimento era quando cantavano “acciaccacciacca”.
Sono trascorsi settant’anni circa da allora ed il significato
di quella canzone è ancora un mistero.
L’unica cosa certa è quella che i loro figli non cantano più acciaccacciacca,
ma da quel che dicono in TV, "acciaccano" (patiscono) la fame.
Sono in molti purtroppo coloro che sull'onda del desiderio di
benessere, giustizia e libertà, di cui un pezzetto noi lo
dobbiamo anche ai loro padri, sfidano le onde del
Mediterraneo, scaraventati dentro barconi, ancor peggio di
quando gli inglesi scaraventavano i loro antenati dentro la
camionetta, per riportarseli ubriachi all’accampamento
militare.
Poveri ragazzi. Che vita! O meglio che morte!
Il loro accampamento oggi è l’Italia.
Non li vuole più nessuno: nemmeno gli inglesi.
Chissà però se avranno perduto il vizietto dei loro padri: il
vino e le coscie.
Chissà.
Fernando Sparvieri
9/5/2015
ACCIACCACCIACCA
Fonte di talune notizie: Tonino Longhi
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di Fernando Sparvieri Indice Emilie de Felicìlle
(Emilio Del Villano)