Il 23 giugno 2013 si svolse per la prima volta sui cieli della
nostra costa il 1° Air Show del Vastese, manifestazione in cui
si esibirono, dopo vari caroselli acrobatici di elicotteri e
velivoli di ogni genere, le famose Frecce Tricolori, la
Pattuglia Acrobatica Nazionale, orgoglio italiano,
equipaggiata con gli aerei MB-339A PAN della Aeramacchi,
dotati di impianti fumogeni verdi, bianchi e rossi.
Gli arei militari, però, non furono in quella circostanza, una
novità assoluta per i cieli del mare di San Salvo, già
abituati al rombo dei motori di velivoli bellici.
Michele Di Iorio, alla barra di
comando, prima che diventasse maresciallo dei carabinieri,
ed alle sue spalle Ndriuccie lu telefene (Andrea
Ciavatta), così chiamato perche da adulto fu gestore del
primo posto telefonico pubblico a San Salvo. La póse
(fotografia) venne scattata probabilmente durante una
festa di San Vitale, e li ritrae a mezzo busto infilati in
un tendone di un fotografo ambulante dell'epoca.
Naturalmente non mi riferisco ad aereoplani simili a quello
de
la póse (della foto) qui sopra, che ritrae in volo due
illustri nostri concittadini e precisamente Michele Di Iorio,
alla barra di comando, e
Ndriuccie lu telefene
(Andrea Ciavatta), ma a veri aerei militari che in tempo di
guerra, decollavano e atterravano quotidianamente sull'arenile
sansalvese.
In tempo di guerra, infatti, dopo che gli alleati entrarono in
San Salvo il 3 novembre 1943, gli inglesi realizzarono
sull’arenile un vero e proprio campo d’aviazione, da cui
decollavano i famosi aerei caccia Supermarine Spitfire della
RAF (Royal Air Force), per missioni contro i tedeschi in
ritirata, che mietettero vittime anche tra le popolazioni
civili, devastando interi paesi.
Ma come fu possibile la realizzazione di un vero aeroporto
militare su quell'arenile aspro e selvaggio?
Bisogna innanzitutto premettere che San Salvo Marina all’epoca
non esisteva (l'intera zona si chiamava
la staziàune
perchè vi era la stazione ferroviaria) e che al di là del
passaggio a livello, dopo poche centinaia di metri, iniziava
un incolto arenile verdeggiante di
jncie (giunchi),
che ricoprivano a macchia la sabbia, a tratti acquitrinosa.
L’arenile, che era un deserto, aveva una larghezza di circa un
chilometro e ne era esteso un paio, dal confine con il Molise
sino al territorio di Vasto.
Vi era quindi
láreche (spazio libero) in quantità.
Orbene gli alleati, dotati di ruspe e di mezzi meccanici di
ogni genere, livellarono dapprima la sabbia e poi vi apposero
sopra migliaia di grate in ferro, tutte bucherellate, aventi
dimensioni di m. 3.00 di lunghezza e m. 0.40 di larghezza, che
agganciate tra di loro, formavano la pista. Vennero poi
realizzate decine di hangar, per il riparo degli aerei e
dell'arsenale bellico occorrente.
Aerei nell'aeroporto militare
sull'arenile a San Salvo (anno 1943).
L'ingresso era severamente vietato. Frotte di ragazzini, però,
con l’incoscienza che ha sempre contraddistinto gli
adolescenti, si spingevano a piedi da San Salvo, percorrendo
la bianca e polverosa ve' de Nascie , sino all’aeroporto,
qualcuno riuscendo addirittura ad entrarvi.
Lo scopo di queste furtive incursioni tra gli hangar era
quello di riuscire a fregare qualche pezzo di cioccolato o
pacchetti di sigarette che agli inglesi
avanzavene féne a
le fróscie (ne avevano in gran quantità).
Il mio amico Tonino Longhi mi ha raccontato che da bambino fu
protagonista, insieme ad altri coetanei, di una toccata e fuga
dentro l'aeroporto. Mi raccontò che scoperti, vennero
inseguiti da
nu nurózze (grosso militare negro), che
li inseguì per un lungo tratto, facendo loro
arruvue' le
ràcchie arréte a la cudàlle (correre di gran carriera),
precisamente dall'altezza dell'attuale piazza centrale del
lungomare C.Colombo, sin quasi al passaggio a livello. Durante
la fuga Tonino, perse una scarpa che gli restò impantanata nel
fango in un canneto, subendo, al ritorno a casa, gli improperi
della mamma.
Il nostro mare, però, non fu solo sede dell’aeroporto alleato,
ma anche discarica di materiale bellico.
Stando sempre ai racconti di Tonino Longhi, gli inglesi, a
bordo di anfibi, al largo della nostra costa, scaricarono
tantissime casse di legno, contenenti bombe ed altro materiale
bellico, in quanto, man mano che la guerra si spostava verso
nord, era economicamente e logisticamente inconveniente
trasportali sino al fronte. Avevano tanto di quel materiale,
gli inglesi, che la strada, all'epoca bianca e brecciata, che
dalla vecchia stazione ferroviaria riconduceva a San Salvo,
era, in entrambi i lati della carreggiata, una specie di
deposito di armi e munizioni a cielo aperto. L'unica
consolazione, per modo di dire, fu quella che molti giovani
sansalvesi, lavorarono a servizio degli inglesi, dietro
pagamento, sia nel trasporto delle munizioni che all'interno
dell'aeroporto.
Per fortuna dell'umanità, quanto appena raccontato, fa parte
ormai del passato e sono rimasti in pochi anche coloro che lo
ricordano.
Da qualche anno, sempre per nostra fortuna, in tempo di pace,
sono tornati a sfrecciare aerei militari sul nostro mare. Si
tratta delle mitiche Frecce Tricolori, vanto ed orgoglio
dell'Aeronautica Militare e di tutti glii italiani, che con il
loro fumo colorato dipingono il cielo del tricolore della
nostra bandiera.
Una domanda però mi sorge spontanea.
Chissà cosa avrà pensato il nostro mare, quel 23 giugno 2013,
quando all'improvviso, dopo tanti anni, riudì per la prima
volta, a bassa quota il rombo di aerei militari.
Si sarà spaventato?
A quanto pare, no.
Restò calmo.
Sono altre cose, da decenni, ad agitarlo.
Fernando Sparvieri
Video
Video
di Tonino Longhi
Video
di Antonino Vicoli
Video
di Fernando Sparvieri
NOTA:
Molte grate che costituivano la pista di atterraggio
nell'aeporto alleato,dopo la guerra vennero usate dai
sansalvesi, dai muratori per farne delle "ristire”
(impalcature) ed anche dai camionisti che le usavano invece
p'arcaccia' i camion quando restavano “ficcati” nella
melma. Molti sansalvesi ne conservano ancora alcune.
24/6/2013