Quando Nencini vinse la
t...
(Tra il serio ed il
faceto)
di Fernando Sparvieri
Gastone.Nencini
La settima tappa della 96^ edizione del Giro d’Italia
partirà il 10 maggio 2013 da San Salvo Marina, attraverserà
San Salvo e dopo un tortuoso e nervoso percorso
nell’entroterra, arriverà a Pescara, tappa d’arrivo.
E’ un avvenimento importantissimo per la nostra cittadina,
che per la prima volta, nella sua storia moderna, ha l’onore
di ospitare un evento sportivo di carattere nazionale, con
visibilità europea ed internazionale.
La scelta di San Salvo come tappa di partenza da parte
dell’organizzazione del Giro riempie d’orgoglio gli sportivi
sansalvesi, da sempre appassionati di ciclismo. La giovane
amministrazione comunale, di cui ne è a capo la dott.ssa
Avv. Tiziana Magnana, si è molto prodigata affinché questo
evento, sino ad anni addietro ritenuto una chimera, si
realizzasse nella nostra ridente cittadina.
San Salvo ormai vestita in rosa, si accinge a vivere questa
memorabile giornata.
Non si può tuttavia
sottotacere, per onor del vero, che molto del merito di
questo avvenimento va a Mario D’Angelo, appassionatissimo di
ciclismo, corridore juniores e dilettante in gioventù, che
per tramite il suo affermato "Gruppo D’Angelo e Antenucci”,
per la prima volta nella storia di una ditta sansalvese, dal
2009 è stato dapprima 3° sponsor della LPR Brakes-Farnese
Vini, squadra che ha annoverato tra le sue file campioni
prestigiosi come l'abruzzese Danilo Di Luca (primo corridore
del centro-sud ad aggiudicarsi la prestigiosa corsa rosa in
linea nell’anno 2007), successivamente nel 2010 ha
sponsorizzato l'Abruzzo Team s.r.l., facendo da secondo
sponsor alla Acqua Sapone-D'Angelo Antenucci, capitanato da
Stefano Garzelli, vincitore del Giro del 2001, ed è
attualmente principale sponsor della Team Nippo-De Rosa,
squadra di ciclismo su strada giapponese.
Mi piace tuttavia ricordare, per onor di cronaca, che il
Giro d’Italia non è novità assoluta per il nostro
comprensorio. La città di Vasto, l’antica Histonium,
prestigiosa città limitrofa, ricca di storia e
dall’incantevole panorama, di cui personalmente ne sono
stato sempre innamorato, è stata più volte luogo di arrivo e
partenza di tappe del Giro d'Italia nelle seguenti edizioni:
- 1959: IXª tappa del 42º giro d'Italia Napoli-Vasto,
vinta da Gastone Nencini
- 1983: 6ª tappa, vinta dallo spagnolo Eduardo Chozas
- 1988: 3ª tappa, vinta dallo svizzero Stefan Joho
- 1998 (25 maggio): 9ª tappa, vinta dallo svedese Glenn
Magnusson
- 2000 (19 maggio): 6ª tappa, vinta dal russo Dmitrij
Konyšev
- 2008 (16 maggio): 7ª tappa di partenza, vinta dall’
italiano Gabriele Bosisio.
Alla prima volta di Vasto del Giro d’Italia 1959, è legato
uno dei ricordi più divertenti della mia infanzia, per il
quale venni preso simpaticamente in giro da mio padre e dai
suoi amici. Come già ho descritto nella pagina su questo
sito “Quando passa il Giro”, il 24 maggio 1959, la IX tappa
Napoli - Vasto, attraversò San Salvo. Vidi la corsa dal
balcone sulla
Porte de la Terre, casa della famiglia
Napolitano a cui apparteneva mia madre.
La corsa, quel giorno, dopo il passaggio a San Salvo
proseguì per C.da Stazione (San Salvo Marina non era ancora
nata), attraversò il passaggio a livello, ora sostituito dal
ponte ferroviario con sottopassaggio, percorse un' ex
stradina tratturale in C.da Marinelle, asfaltata per
l'occasione, che nei primi anni '60 diverrà il tracciato
litoraneo della S.S. 16, passò su un ponticello in legno
all’altezza del torrente Buonanotte e giunta a Vasto Marina,
si inerpicò sino a Vasto città.
Vincitore della tappa fu Gastone Nencini, campione di
Barberino sul Mugello, professionista dal 1953 al 1965, il
quale vinse il Giro d'Italia del 1957 e il Tour de France
del 1960.
Nencini fu il mio primo idolo del mondo delle biciclette.
Come si sa, la fantasia dei bambini, resta colpita dai nomi
dei vincitori e quindi essendo stato Nencini il vincitore
della tappa di Vasto, divenne di conseguenza il mio campione
preferito.
Ricordo che avevo da poco compiuto 6 anni e preso
dall’euforia scrissi con un gesso, sul terrazzo della mia
casa in IV Vico Via Savoia, questa frase: NENCINI HA VINTO
LA TAPPA DI VASTO.
In realtà pensavo di aver scritto esattamente quanto
suddetto. Quando arrivò mio padre, che era un maestro
elementare, scoppiò in una fragorosa risata.
Secondo mio padre avevo scritto con il gesso: “NECINI HA
VINTO LA TOPA DI VASTO.”
Nonostante avessi da poco compiuto 6 anni, non ho mai
dimenticato questo episodio, perché mio padre, che aveva un
innato senso dell’umour, lo raccontò in giro ai suoi amici
che ricordo risero a crepapelle, mentre io mi vergognavo.
Nonostante lo "sbianco", tuttavia, il tifo per il ciclismo
si era impossessato di me.
Come tanti miei amici coetanei qualche anno più tardi fu
Vito Taccone, il Camoscio d’Abruzzo, scalatore, a diventare
il mio idolo preferito. Taccone, corridore di Avezzano,
vincitore nel 1965 di ben 5 tappe al Giro d’Italia, di cui
quattro consecutive, fu personaggio ecclettico del mondo del
ciclismo, ospite fisso del “Processo alla Tappa”,
trasmissione televisa condotta da un giovane e bravissimo
Sergio Zavoli, giornalista RAI inviato al seguito del Giro
in quegli anni.
Erano i tempi di
Vittorio Adorni, campione parmense vincitore del Giro
d'Italia 1965 e Campionato del Mondo 1968, di Gianni Motta,
vincitore a danno di Jacques Anquetil del Giro del 1966, di
Italo Zilioli, per ben tre volte secondo al Giro negli anni
1964-1965 e 1966, di Franco Bitossi, il cuore matto del
ciclismo italiano e si affacciavano al panorama ciclistico
Felice Gimondi e sopratutto Eddy Merckx, soprannominato il
cannibale, che vidi vincitore in una tappa in volata a
Lanciano nel Giro 1973, il quale secondo me è il corridore
più forte di tutti i tempi, essendo stato vincitore di ben 5
Giri d'Italia, 5 Tour de France, di una Vuelta in Spagna,
oltre che di tutte le classiche internazionali in linea.
Vito Taccone, però, era
Taccone ed il tifo era tutto per lui.
Una volta andai a vederlo al circuito di Paglieta nell'anno
1968, ove gli apppassionatissimi tifosi di ciclismo del
luogo riuscirono quell'anno ad organizzare la loro corsa
cittadina per la prima volta con i professionisti. Avevo
ormai quindici anni e mi accompagnarono i miei genitori. I
corridori fecero diversi giri del nervoso circuito di
Paglieta. Alla fine rimasero Adorni, campione del mondo,
Gianni Motta e Vito Taccone che vinse in volata, precedendo
Adorni, con Motta 3° che giunse al traguardo lievemente in
ritardo, con le ruote bucate.
Fu un enorme gioia: il mio Taccone aveva battuto il campione
del mondo.
Paglieta, 8 settembre 1968 -
Vito Taccone a sin. batte in volata il campione del
mondo Vittorio Adorni.
Ero talmente tifoso di Taccone che alla prima media la
professoressa d’italiano signora Belfatto ci assegnò come
compito a casa di comporre una poesia su San Salvo o
sull’Abruzzo.
Io scrissi una poesia in cui descrissi mari e monti
d’Abruzzo, che finiva in questo modo:
Vito Taccone
Tu sei la patria di Taccone,
che del ciclismo è un gran campione
scala le montagne con molta gloria
ed al traguardo coglie la vittoria.
Il mio amico e compagno di scuola Argentieri, che
evidentemente non era tifoso di Taccone, scelse, invece, di
scrivere una poesia su San Salvo. Ne scrisse una,
cortissima, memorabile. Questo ne fu il tenore:
O San Salvo, San Salvo,
tu, con tutto il tuo splendore,
tu sei il Redentore.
Chiedo scusa ai letterati.