di Annina Fabrizio
Lisandrino era un uomo di una
certa età, grasso, alto e grosso, con una lunga barba
bianca e con le sopracciglia folte quasi da far paura;
nessuno lo chiamava per nome ma lo chiamavano zi'
Lisandrino, lu fattucchiare.
Tutti andavano da lui per chiedergli la soluzione a
qualsiasi problema; si andava da lui per amore, o per
qualche disgrazia in famiglia o per chiedere la cura a
qualche malattia.
Anche le donne, che avevano il marito o un figlio in
guerra o in America e volevano sapere notizie su dove
questi si trovassero oppure se stessero bene, si recavano
da lui.
Per quanto era conosciuto andavano da lui anche dai paesi
d’intorno e da città lontane, con treni, carrozze e pure a
piedi. Ci andavano tanti giovani quando erano innamorati:
ragazzi, ragazze e vedove perché, nel caso in cui in
famiglia c'era qualcuno che non aveva piacere all'unione
tra i due giovani, si diceva che lui era capace di
aggiustare tutto.
Alcuni ci andavano per farsi leggere il futuro sia per
loro sia per i loro familiari e, se questi non potevano
essere presenti gli portavano delle fotografie, o degli
indumenti che la persona “d’aggiustare", aveva indossato.
A Santina, la figlia di Valerio e Marietta, una sera, le
prese un forte mal di pancia e mal di testa, la mamma era
disperata poiché Santina piangeva ed era molto agitata. La
madre non poté che pensare che il suo stare male fosse
perché aveva fame oppure perché doveva essere cambiata.
Marietta allora le diede da mangiare, la cambiò e le diede
una bella tazza di camomilla, ma Santina continuava a
piangere, anche più di prima.
Quella sera a casa di Marietta si trovava Lisandrino, lu
fattucchiare e vedendo la situazione, disse rivolgendosi a
Marietta: “A sta bella quatrala hanno fatto il malocchio,
prendimi un piatto con un po' d’acqua dentro, un po'
d’olio e le forbici”.
Marietta subito preparò tutto ciò che le aveva chiesto
Lisandrino, allora lui prese il piatto in mano e cominciò
a fare segni di croce sul piatto, dicendo queste parole:
“Malucchie e malucchiare dù occhi t’aducchiate dù sante
t’aiutate padre fije e spirit sand, lu malucchie a sta
quatrala ni puzza ijè chiù avand”. Poi fece cadere due o
tre gocce d’olio nell’acqua e con le forbici fece il segno
di croce sopra il piatto.
Lisandrino lu fattucchiare, successivamente, rivolgendosi
ai presenti disse: “Avete visto? Si vede, che il malocchio
gliel’hanno fatto a sta quatrala, perché l’olio si è
allargato nel piatto”, poi con le dita prese alcune gocce
d’acqua e fece il segno di croce sulla fronte, sul collo e
sulla pancia di Santina. Alla fine prese il piatto e buttò
l’acqua fuori alla strada dicendo queste parole: “Questo
mal di testa a Santina possa durare finché non passa
qualche altra persona”.
Dopo un po' Santina riniziò a giocare tutta tranquilla e
si calmò, infatti, il mal di testa e il mal di pancia le
erano passati. Tutte le persone presenti rimasero molto
meravigliate e Lisandrino era molto soddisfatto, perché il
malocchio incantato, da lui spezzato, aveva avuto un buon
risultato.
Commara Amalia che era presente iniziò a dire che anche
lei aveva delle capacità particolari. “Lisandrino non
credere che sai fare più di me, che sono brava pure io a
togliere il malocchio, so guarire anche tante altre
malattie, per esempio la virminare, li strangaiun, i
dolori reumatici, so incantare pure lu foch di
Sant’Antonio, so aggiustare pure la rottura delle braccia
e delle gambe, io la guarisco con la chiara dell’uovo, la
canapa e una stecca di legno, dopo quaranta giorni va
tutto a posto”.
La commara continuava dicendo: “A casa mia la sera quando
torno dalla campagna fanno la fila le persone ad
aspettarmi, mio marito vuole cenare dopo una giornata di
lavoro, però a me dispiace vedere quelle persone soffrire
e cerco di accontentare tutti”.
Lisandrino rimase molto sorpreso nel sentire tutto quello
che diceva commara Amalia ed allora le disse: “Amalia,
però mi raccomando, il malocchio lo devi rinnovare la
notte di Natale, ripetere questa funzione a tre persone,
altrimenti quando devi togliere il malocchio a qualche
persona, il malocchio non se ne va e poi fai brutta
figura”.
Commara Amalia fu felice di sentire il consiglio di
Lisandrino e lo ringraziò: “Grazie, grazie, Lisandrino
faccio tutto quello che mi hai detto".
Si dice al mio paese: "Perciò la vicchie nen vulav mà
murè, ca chiù stav e chiù zambarav”.
Annina Fabrizio