di Annina Fabrizio
Mattia un ragazzo giovane, bello, alto dagli occhi verdi e
capelli neri, portava dei baffetti e un pizzetto,
indossava spesso maglioni chiari, camicie a quadretti
bianco e blu, pantaloni scuri e scarpe nere. Lui ci teneva
molto al suo abbigliamento. Da diversi anni era innamorato
di Clelia una ragazza più giovane di lui. Lei era
bellissima, alta magra, un fisico da modella, carnagione
chiara, gli occhi azzurri e riccioli d’oro, senza mai
truccarsi la sua bellezza era naturale. Anche lei era
molto innamorata di Mattia.
Dopo diversi mesi di corteggiamenti, decisero di
comunicare ai loro genitori di volersi fidanzare, per
potersi frequentare in casa, ma la loro richiesta fu
negata da Gaetano, il padre di lei. “Io non ho figlia da
maritare, lei è troppo piccola, fra qualche anno ci
risentiamo, se è destino si farà”.
Mattia di nascosto continuava a corteggiare Clelia, ma il
padre non permetteva di fare uscire la figlia sola, sempre
accompagnata da qualche persona di famiglia. Lui
gironzolava spesso nelle vicinanze della casa di Clelia
solo per vederla. Una sera d’estate vide la luce accesa
alla finestra della camera di lei, cominciò a fischiare
con la speranza che si affacciasse: quella finestra non si
aprì, forse aveva sentito, ma aveva tanta paura che suo
padre potesse vederla.
Mattia fece un altro tentativo, prese una piccola pietra e
la lanciò verso la finestra. Subito dopo la finestra si
aprì e si affacciò Clelia, contenti di potersi rivedere,
ma fecero appena in tempo a salutarsi: dalla porta si
affacciò Gaetano, che forse aveva sentito dei rumori.
Appena vide Mattia che stava parlando con la figlia,
diventò rosso dalla rabbia, quasi da sentirsi male, e gli
disse: “Se ti permetti ancora di fare queste cose, non
entrerai mai in questa casa”. Rimproverò anche la figlia e
ancora di più non le permise di uscire di casa da sola,
lui era molto geloso di sua figlia.
Passarono quasi due anni e Mattia ripropose la stessa
richiesta al padre di Clelia. Questa volta lui acconsentì
al loro fidanzamento, tanti preparativi, un anello con una
pietra d’acqua marina, la collana con ciondolo, orecchini,
la fedina di fidanzamento e tanti regali, grande festa con
tutti i parenti, amici e comare. Vissero un anno di
fidanzamento felici. Anche le loro famiglie erano contente
di questo matrimonio.
Un giorno presero la decisione di volersi sposare, ma la
preoccupazione era quella di comunicarlo a Gaetano. Lui
era un uomo deciso, padre padrone e quella sera forse non
era la serata giusta. Era seduto con la schiena ricurva
sul piano del tavolo, con quegli occhi azzurri che
fissavano un punto nel vuoto, le mani grandi e rozze
stringevano un boccale colmo di vino, quando la figlia gli
disse le loro intenzioni. La risposta fu decisa: “Che
siete pazzi, vi volete sposare? Avete visto che quest’anno
non abbiamo avuto un buon raccolto. Aspettate l’anno
prossimo, speriamo che il raccolto sarà meglio”. I ragazzi
dovettero acconsentire, perché quello che decideva il
padre, si doveva fare, anche se era contro la loro
volontà.
Dopo alcuni mesi il postino bussò alla porta. “Cerco il
signor Mattia devo consegnare una cartolina raccomandata”.
Lui firmò e poi lesse la cartolina: divenne bianco come la
cera, mai avrebbe pensato di ricevere quella cartolina,
era la chiamata per il militare in periodo di guerra.
Quando la notizia venne data alla famiglia della
fidanzata, lei rimase scioccata ma per Gaetano non era un
problema, lui pronto alla decisione disse: “Andate dal
sindaco, prenotate il giorno che vi può sposare e mi
raccomando al più presto, altrimenti tu parti per la
guerra, se ti succede qualcosa mia figlia rimarrà zitella,
almeno lei prenderà la pensione”.
Loro fecero come il padre aveva consigliato. I genitori di
Mattia prepararono una bella camera da letto, con delle
lenzuola di lino ricamate, asciugamani con merletti, una
coperta di seta, con degli angeli dipinti, una bambola e
tanti confetti sopra il letto come segno di buon augurio.
Organizzarono un bel pranzo, con tanti invitati per il
giorno del matrimonio in Comune.
Arrivò quel giorno tanto atteso, gli sposi andarono in
Comune e anche testimoni, parenti e amici. Era usanza che
i genitori della sposa non partecipassero al matrimonio
delle figlie, ma i genitori di Clelia dovettero andare
perché lei era ancora minorenne, loro furono felicissimi.
Il pranzo si preparò nella casa di Gaetano con tante
portate, carne, frutta, dolci, confetti, il vino
invecchiato dalla nascita di Clelia, una grandissima
torta, divertimenti con musica e danze, con tanti
invitati. Una festa riuscitissima, non mancava niente.
Finita la festa Mattia voleva portare la moglie a casa
sua, ma Gaetano sempre col suo carattere burbero e deciso,
gli disse: “Mia figlia resta a casa mia, quando torni
dalla guerra andrete a vivere a casa tua".
Mattia, pur dispiaciuto, dovette accettare la decisione
del suocero. Arrivò il giorno della partenza. Per Clelia
fu il giorno più triste della sua vita. Andarono a
salutare Mattia tutti , parenti e amici, tutti diedero una
parola di conforto anche a Clelia. Passarono mesi senza
ricevere notizie.
Un giorno fece visita a casa di Gaetano un certo Franco,
un loro paesano. Era partito lo stesso giorno assieme a
Mattia. Era stato rimandato a casa per una grave malattia
e portò una lettera per Clelia datagli da Mattia. Lei
lesse la lettera, dove le diceva che a giorni sarebbe
partito per la Russia, le dava conforto di non
preoccuparsi che lui stava bene e fra pochi mesi sarebbe
tornato a casa. “Il mio pensiero è sempre per te, ti
abbraccio tuo Mattia”.
Passò quasi un anno senza avere più notizie, Clelia era
sempre chiusa in casa, non usciva neanche per andare in
chiesa che prima frequentava tanto. Nell'attesa, si era
dedicata al ricamo, all’uncinetto, alla pittura e alla
casa. Il suo pensiero era sempre per Mattia, passava le
notti insonne a piangere, pensando al destino del suo
amore e se l’avrebbe mai più rivisto.
Si avvicinava il Natale. In tutte le case vi erano i
preparativi per le feste, per le strade si sentiva odore
di dolci, fritti e altro. In chiesa si preparava il
presepe per la nascita di Gesù per la notte di Natale, ma
in quella casa stava solo tristezza e preoccupazione, non
si aveva nessuna voglia di festeggiare.
Due giorni prima di natale, a tarda sera, bussarono alla
porta, toc toc. Risposero quasi tutti: “Chi è?”.
Un uomo con un filo di voce disse: “Aprite sono Mattia”.
Clelia non riconobbe la sua voce ed era incredula, le
sembrava di sognare. Gaetano andò ad aprire la porta, si
trovò proprio Mattia di fronte, con dei vestiti da
militare sporchi e strappati, dimagrito, aveva una barba
lunga, era quasi irriconoscibile. Si abbracciarono
commossi, dopo un lungo abbraccio e un pianto di gioia,
lui le raccontò tutto ciò che aveva sofferto, lei le disse
le sue preoccupazioni e insieme ringraziarono il Signore
per averlo fatto tornare vivo. “Ho visto molti dei miei
compagni che non torneranno mai più dalle loro famiglie”.
Il giorno dopo andarono in chiesa per accendere un cero e
ringraziare il Signore per il suo ritorno.
Festeggiarono il Santo Natale riuniti come tutte le altre
famiglie.
La sera di Natale, quando erano a tavola tutti riuniti,
Gaetano disse: “Adesso dobbiamo preparare una bella festa
per il vostro matrimonio in chiesa”. Tutte e due le
famiglie cominciarono i preparativi. I genitori di Mattia
prepararono una bella casa, dove misero tutto il ben di
Dio. I genitori di Clelia le prepararono un corredo alla
quaranta, dei mobili favolosi fatti da un artigiano
bravissimo, le regalarono la somma di duemila lire
contanti e dissero: “Con questi soldi potete avviare
un’attività per conto vostro”. Loro contenti ringraziarono
i loro genitori.
Clelia abitava fuori dal paese, perciò Mattia fece
preparare una carrozza con due cavalli bianchi, addobbati
a festa, con tanti nastri bianchi e colorati. Lui era
molto elegante con un vestito nero, camicia bianca, scarpe
lucide nere, cravatta grigio perla. Così elegante non
vestiva di solito perché a lui piaceva vestire sportivo,
ma quel giorno era speciale.
Dopo la festa la carrozza con i cavalli riportò gli sposi
nella loro bella casa, Mattia prese in braccio Clelia e
entrò in casa come segno di buon augurio. Lei rimase molto
contenta nel vedere la sua nuova e bella casa. Dopo
qualche anno nacque una bellissima bambina, misero un bel
negozio di generi alimentari e vissero uniti e felici,
tutti i giorni della loro vita, fino alla loro vecchiaia.
Annina Fabrizio